Arrestati tre scafisti sbarcati dalla nave Alan Kurdi

Come prassi oramai consolidata, subito dopo l’approdo di una nave con a bordo i migranti la Polizia avvia le indagini alla ricerca di eventuali scafisti.

Quasi sempre coloro che organizzano o materialmente intascano i soldi del viaggio della speranza, si trovano a bordo delle imbarcazioni poi recuperate o dalle navi militari o dalle navi delle ong. Per cui, gli scafisti provano poi a mimetizzarsi tra gli stessi migranti sbarcati per non lasciare tracce ed evitare di essere scoperti.

Tuttavia, i poliziotti specialmente negli ultimi mesi sono riusciti ad intercettare gli scafisti dalle varie navi approdate, anche grazie alla collaborazione prestata dai migranti. Ed anche in occasione dell’ultimo sbarco avvenuto a Messina, che ha riguardato la nave Alan Kurdi dell’ong tedesca Sea Eye, le forze dell’ordine sono riuscite a scovare gli scafisti.

In particolare, tra coloro che erano a bordo della nave battente bandiera tedesca sono stati rintracciati tre scafisti. Si tratta di tre ragazzi tutti giovanissimi, con età compresa tra i 21 ed i 25 anni.

Tutti e tre hanno nazionalità sub sahariana, in particolare risulta un soggetto di nazionalità senegalese, uno di nazionalità sudanese ed infine compare anche un ragazzo con nazionalità somala. I migranti hanno iniziato a collaborare quasi subito con gli inquirenti, i quali sono riusciti anche a sapere i dettagli del viaggio partito dalle coste libiche ad inizio dicembre.

In un comunicato congiunto delle forze dell’ordine messinesi che hanno avviato le indagini dopo lo sbarco della Alan Kurdi, si è appreso in particolare che i 61 migranti approdati nella città siciliana hanno pagato un’importante somma di denaro già nei propri paesi di origine.

Dopo un viaggio molto lungo e complicato, i migranti sono poi arrivati in Libia. Qui purtroppo la storia è ancora una volta drammaticamente simile ad altri episodi riscontrati in passato: le persone in questione sono finite, una volta giunti nel paese nordafricano, nella rete dei trafficanti di esseri umani.

Fatti rimanere forzatamente dentro campi di detenzione, da cui sono emersi anche casi di tortura, i migranti sono stati poi trasferiti nelle località costiere per essere imbarcati verso l’Italia. Ad inizio dicembre, come detto, è iniziato il viaggio con un mezzo andato quasi subito in avaria sul quale si è registrato poi l’intervento della Alan Kurdi.

I tre scafisti che erano a bordo della nave ong, scovati al culmine delle indagini sopra accennate, sono stati quindi trasferiti presso il carcere messinese di Gazzi. Qui rimarranno a disposizione dell’autorità giudiziaria, in attesa dei procedimenti a loro carico.

il giornale.it

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