Lo schiaffo della Ue a Conte: “Il testo del Mes non si tocca”
Giusto questa mattina, in una intervista alla Stampa, il premier Giuseppe Conte ha assicurato che il negoziato sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) “non è chiuso”.
“Finché non è stata apposta alcuna firma ci sono sempre margini per migliorare”, ha poi aggiunto, quasi a rincuorare Luigi Di Maio. I rapporti tra i due sono ai minimi storici: il leader pentastellato non ha preso affatto bene l’informativa del presidente del Consiglio e, dopo essersene andato da Montecitorio senza nemmeno salutarlo, ha rivendicato il peso grillino in parlamento per far passare il nuovo Fondo salva-Stati. Ma la promessa dell’avvocato del popolo (“Finché non si firma tutto è in discussione”) si è subito schiantata contro il muro di Bruxelles. Il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, ha messo in chiaro che non ci sono motivi per modificare il testo: “La firma sarà il prossimo anno, come previsto”.
“Questa firma ci impegnerà per i prossimi cinquant’anni”. In mattinata Di Maio ha rilanciato dalla propria pagina Facebook la crociata contro il Fondo salva-Stati. “Finché non avremo la certezza al 200% che l’Italia sarà al sicuro, non apporrò nessuna firma”. Nelle scorse ore ha ottenuto da Conte il via libera a trattare la riforma del Mes in una logica di “pacchetto” con l’unione bancaria e l’assicurazione sui depositi. Nel Partito democratico molti pensano che sia solo una tattica per attendista nella speranza che nel frattempo qualcuno ceda: l’Unione europea o i parlamentari pentastellati. La pazienza, però, non è illimitata e, dopo lo scannatoio giallorosso è stato reso pubblico, da Bruxelles e da Strasburgo sono iniziate ad arrivare le prime bordate. “Il testo sarà firmato l’anno prossimo”, ha messo in chiaro il portoghese Centeno aggiungendo, in apertura dei lavori dell’Eurogruppo, che non vede “alcun motivo” per modificare la bozza della riforma. “Abbiamo preso una decisione a giugno – ha poi chiosato – ora possiamo solo affrontare questioni tecniche”. L’accordo politico, insomma, è chiuso. E difficilmente il governo italiano riuscirà a cavarsene fuori indenne. Uno schiaffo in pieno viso a Conte che si era speso per garantire al parlamento italiano l’ultima parola sull’impalcatura del Mes.
A dar man forte al presidente dell’Eurogruppo ci ha subito pensato il commissario europeo agli Affari Economici, Paolo Gentiloni (video). “I cambiamenti che sono stati in linea generale concordati – ha garantito – non penalizzano nessun paese, non vedo perché debbano danneggiare l’Italia”. Non è, infatti, un mistero che, mentre i CInque Stelle si aspettano da Conte la determinazione per chiedere le modifiche al trattato, al Nazareno non gradiscono toni troppo aspri nel dibattito con i partner continentali. Per i dem il Mes è “un nuovo ombrello protettivo” e nella loro propaganda nascondono tutti i rischi per l’Italia. Il nuovo sistema è un grandissimo favore a Berlino e a Parigi. Non a caso, non appena è arrivato a Bruxelles, il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha auspicato una ratifica rapida in tutti gli Stati membri. Italia compresa, ovviamente. Nelle prossime ore le pressioni (indebite) su Conte si faranno sempre più stringenti. Il vero test, dopo l’Eurogruppo di oggi a cui ha partecipato il ministro dell’Economia Riccardo Gualtieri, sarà il Consiglio europeo che si terrà il 12 e 13 dicembre prossimi e in cui toccherà a Conte fare la propria parte. E in quell’occasione il bliff del premier sarà definitivamente smascherato. Mes, Gentiloni: “Le modifiche non penalizzano l’Italia”
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