Salvini di nuovo indagato per aver bloccato una nave delle Ong. I pm: “Fu sequestro di persona”

Giudici di nuovo al lavoro contro Matteo Salvini, per un caso di sbarco negato alla nave di una Ong. Un caso simile, insomma, a quello archiviato meno di una settimana fa e che riguardava la nave Alan Kurdi della Ong Sea Eye. Stavolta la vicenda è quella della Open Arms, esplosa ad agosto. Oltre a Salvini, indagato per sequestro di persona e abuso di atti d’ufficio, nel fascicolo compare anche Matteo Piantedosi, che era suo capo di Gabinetto e che figurava nell’inchiesta archiviata qualche giorno fa dal Tribunale dei ministri di Roma.

Giudici al lavoro: 90 giorni per decidere

Al lavoro stavolta ci sono i giudici del Tribunale dei ministri di Palermo, tutti e tre donne. Si stanno occupando della vicenda da stamattina. Dovranno decidere, entro i prossimi 90 giorni, se archiviare o trasmettere al Senato il procedimento a carico dell’ex ministro dell’Interno. Gli atti sono arrivati al Tribunale dei ministri ieri mattina dalla Procura di Palermo, che ha chiesto di indagare sul leader della Lega e, in concorso, sul capo di gabinetto. Secondo i magistrati, Piantedosi era a capo della catena di comando nelle decisioni sull’approdo dei migranti.

Salvini di nuovo indagato: i precedenti

La vicenda risale allo scorso agosto quando la nave Open Arms, con a bordo 164 persone, era rimasta per giorni davanti alle coste di Lampedusa a causa del divieto di approdo voluto da Salvini. La Procura di Agrigento, in quel frangente, invocò l’emergenza sanitaria e fece sbarcare i migranti a bordo e sequestrò l’imbarcazione. I pm aprirono quindi un fascicolo inizialmente contro ignoti per sequestro di persona. Due settimane fa l’iscrizione nel registro degli indagati di Salvini. Ecco perché il fascicolo è stato inviato a Palermo. E da qui al Tribunale dei ministri, con il nome del capo di gabinetto che si aggiunge a quello di Salvini. Un anno fa per il caso Diciotti, un caso analogo, il Tribunale dei ministri dichiarò l’incompetenza territoriale e inviò gli atti a Catania, dove i colleghi decisero di mandare le carte al Senato, che votò il no all’autorizzazione a procedere per l’ex ministro. Il caso della Alan Kurdi, invece, risale allo scorso aprile e si è chiuso, come detto, con l’archiviazione da parte del Tribunale dei ministri di Roma, che ha accolto la richiesta della Procura.

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