L’ipocrisia delle femministe: al corteo contro la violenza sulle donne, attacchi a Giorgia Meloni (video)
Ennesima occasione persa oggi, a Roma, per dire un no autentico, corale, partecipato e inclusivo alla violenza contro le donne. Il corteo delle femministe di “Non una di meno”, indetto in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, infatti, non ha sorpreso e si è rivelato un appuntamento per dividere, perfino per far passare il messaggio che ci sono donne da difendere e donne che possono essere attaccate senza remore. Per fare, insomma, propaganda politica, con buona pace delle tante, troppe vittime che non sanno che farsene degli estremismi di certo femminismo e che, anzi, finiscono per esserne danneggiate. Perché slogan come “Frocie sempre, razziste mai”, “Famiglia naturale? No frizzante” o, peggio ancora, gli attacchi a una delle poche donne che davvero spiccano in politica, come Giorgia Meloni, allontanano da quella piazza e da quella che – in teoria – dovrebbe essere la sua missione.
Una melassa qualunquista che allontana dalla piazza
Le femministe si sono presentate in corteo senza bandiere di partito, con la pretesa di essere “il grido di quelle senza più voce”. Invece, hanno finito di nuovo per essere il grido del qualunquismo, il ribollire di quel calderone in cui tutto si mescola in un’indistinta melassa fucsia: posizioni immigrazioniste, teorie gender, attitudini gretine, disprezzo delle istituzioni e parole d’ordine che per i più risultano incomprensibili e prive di senso, come “lotta alla violenza patriarcale” o alle “violenze omolesbotransfobiche”.
“Non una di meno”, tranne che se quell’una è la Meloni
In tutto ciò, la sacrosanta richiesta di interventi concreti contro la piaga della violenza sulle donne (in Italia ci sono 88 denunce al giorno, secondo i dati forniti dalla polizia di Stato) è rimasta un’appendice. Anche perché quella stessa piazza che chiede lo stop a questa piaga non si è fatta scrupolo di colpire a sua volta una donna. “Sono frocia, sono una donna, sono una madre, sono puttana…”, hanno urlato e scritto sui loro cartelli le femministe, con un chiaro riferimento alle parole di Meloni a piazza San Giovanni, ma senza l’ironia del tormentone social che ne è scaturito.
Angelilli: “Mi chiedo: sono questi i loro valori?”
Succede così che la piazza delle donne per le donne diventi la piazza che se la prende a sua volta con una donna costantemente colpita da forme di violenza verbale ferocissime. “Non una di meno”, a patto che quell’una non sia la Meloni. “Sto camminando e sento urlare donne che capovolgono lo slogan di Giorgia Meloni al grido di “Sono frocia, sono una donna, sono una madre, sono puttana…”. Con questi cartelli/cori sfilano le femministe verso il corteo”, ha scritto sul suo profilo social, Roberta Angelilli, che ha anche filmato la scena. “Mi chiedo: sono questi i loro valori? Insegnano questo ai loro figli/figlie?!? Fiera – ha concluso – di essere dalla parte opposta!”.