Salvini aveva ragione, archiviata l’indagine su Alan Kurdi. E lui: «Bloccare gli sbarchi non è reato»
Sui porti chiusi Matteo Salvini incassa un’altra vittoria. Il tribunale dei ministri ha archiviato l’indagine nella quale era indagato per abuso d’ufficio e rifiuto di atti di ufficio. La questione risale al 3 aprile scorso, quando la Alan Kurdi soccorse 64 migranti a bordo di un gommone al largo della Libia e poi puntò verso l’Italia e in particolare verso le coste di Lampedusa. Dopo giorni di braccio di ferro con il governo italiano, gli attivisti della ong tedesca Sea Eye alla fine si arresero e puntarono su Malta. Lì, il 13 aprile, i migranti poterono sbarcare per essere redistribuiti tra Germania, Francia, Lussemburgo e Portogallo grazie a un accordo con l’Unione europea. Al rifiuto di Salvini ad aprire i porti, scattò l’indagine per abuso d’ufficio e rifiuto di atti d’ufficio. Nell’inchiesta finì indagato pure il prefetto Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del Viminale. Ma ora il tribunale dei ministri ha archiviato tutto su richiesta della procura di Roma.
Salvini: «Una buona notizia»
«Una buona notizia ogni tanto», ha commentato a caldo Salvini. Poi sulla sua pagina Fb ha scritto un post: «Bene, un tribunale finalmente riconosce che bloccare gli sbarchi non autorizzati di immigrati non è reato! Sono curioso di vedere a questo punto cosa decideranno le altre Procure, e una volta tornato al governo rifarò esattamente le stesse cose».
Adesso resta aperta l’indagine che vede Salvini indagato per sequestro di persona per la vicenda Open Arms. «Ho voglia di andare in tribunale ad Agrigento – ha commentato Salvini – Voglio sapere se aver difeso i confini del mio Paese è un merito, come io ritengo, oppure è considerato un reato punibile fino a 15 anni. Faccio un appello ai giudici: non vedo l’ora di venire a parlare con voi. Quando tornerò ministro lo rifarò e rifarò».