“Porta a Porta”, la Meloni: «Le sardine? So da chi sono telecomandate, io non sono nata ieri»

«Le Sardine? Sono una persona navigata, non credo si tratti di un movimento spontaneo». Ad affermarlo è Giorgia Meloni, a Porta a Porta. «Uno degli organizzatori del movimento lavora nel giornale di Prodi, quella è gente del Pd».

«Non sottovaluto la sfida dell’Emilia Romagna. Una vittoria del centrodestra sarebbe così dirompente da dare uno scossone unico». Uno scossone unico anche per Palazzo Chigi? «Secondo me  il governo non durerà comunque molto.  Non arriverà all’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Ci sono troppi personalismi».

Il gossip politico parla di una riedizione del governo gialloverde. Macché. «Se Di Maio è pronto a fare un nuovo salto della quaglia non mi stupisce. Mi stupirebbe se lo facesse Salvini. Mi aspetto da lui una parola definitiva. Errare è umano, perseverare sarebbe incredibile».

Del resto, «anche la piattaforma Rousseau boccia Di Maio. Il capo politico del M5S voleva evitare il disastro annunciato alle prossime elezioni regionali, la base grillina non gli ha concesso nemmeno quello. Ma per fortuna di Di Maio, i fallimenti non sono mai stati un problema nel magico mondo del M5S».

E sul fondo salva Stati, la leader di FdI a Porta a Porta dà un giudizio netto. «Penso che Di Maio come al solito stia cercando di fare campagna elettorale», afferma. «E la fa in una materia sulla quale si è venduto 3 mesi fa».

«Ho proposto l’abolizione del reddito di cittadinanza. Ci sono tante cose sulle quali si possono recuperare soldi. Tra reddito di cittadinanza e bonus 18enni, ci sono dieci miliardi di euro spesi per queste materie. Quota 100 non la nomino perché sono stata favorevole. Il reddito di cittadinanza non aiuta a trovare lavoro ed è sbagliato culturalmente». Poi Giorgia Meloni aggiunge: «La povertà è aumentata, il vero antidoto per combatterla è il lavoro».

Porta a Porta un passaggio anche sul caso ex Ilva. «La questione del ripristino dello scudo penale è centrale», dice Giorgia Meloni. «Uno Stato che cambia le carte in tavola in corsa è destinato a non avere più investimenti».

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