“Sette anni di calvario per 600 euro di hotel che mi spettavano”
Non si scompone. Anzi: «La mia – spiega – è una felicità amara». Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, è stato assolto in Cassazione dall’accusa di peculato per la Rimborsopoli piemontese.
«Finalmente – sospira – ma ci sono voluti sette anni per riconoscere che sono una persona perbene: è inaccettabile».
In appello le avevano dato 11 mesi.
«Appunto. Non voglio parlare degli altri imputati e ci sarà pure chi si è approfittato della situazione, ma io sono stato sbattuto nel mucchio, fra sprechi, lussi e demonizzazioni, altri indagati, con una posizione simile alla mia, sono usciti di scena nella fase dell’indagine preliminare. Subito. Io no, ho dovuto attendere finora».
Si riferisce ai consiglieri di sinistra?
«Gli atti sono sotto gli occhi di tutti. Diciamo che a processo ho visto solo nomi del centrodestra».
Che cosa le contestava la procura?
«Io sono stato in consiglio regionale due anni, 2010 e 2011, e in totale ho presentato 9mila euro di scontrini. Altro che feste faraoniche, cene luculliane o altro».
Alla fine su cosa era costruita la condanna, cancellata ieri dalla Cassazione?
«Alla fine mi avevano condannato per 1.200 euro nell’arco di due anni. E in udienza, l’altro giorno, il sostituto pg mi aveva fatto uno sconto ulteriore, chiamiamolo cosi, di 400 euro, che evidentemente riteneva giustificati».
Quindi?
«Quindi questa storia incredibile, montata come la panna dai 5 Stelle, si è trascinata per anni e anni, con colpi di scena, un’assoluzione in primo grado e poi una condanna in appello, per poche centinaia di euro. Ma neanche questo mi basta».
Che cosa non le basta?
«Stringi stringi, erano rimasti sulla bilancia della giustizia non più di 600 euro».
Seicento euro in tutto? Tutto qua?
«Aspetti: sa che cosa mi imputavano?».
Ce lo dica lei.
«L’aver dormito a Torino, in un albergo convenzionato con il Consiglio regionale, cinque volte quando le sedute si erano chiuse in piena notte, alle due o alle tre. E io non me l’ero sentita di tornare a casa ad Alessandria, la mia città».
C’è stato accanimento contro di lei?
«Io non accuso nessuno, ma mi lasci dire che la mia è una felicità amara. Non c’è niente da festeggiare per una vicenda che poteva e doveva chiudersi prima».
Matteo Renzi le esprime solidarietà.
«Mi fa piacere. Certo c’è molto da lavorare sul tema della giustizia».
Anche Stefano Buffagni definisce la sua assoluzione una «buona notizia». Pure i Cinque stelle sono con lei?
«No, i Cinque stelle non sono con noi e hanno alimentato in Piemonte e in tutta Italia un clima di caccia alle streghe. Mi hanno fatto passare per ladro, per uno che dissipava i soldi dei contribuenti con uno stile di vita gaudente. Bene, tutto questo è imbarazzante e avvilente».
Però con Di Maio avete governato fino alla crisi di questa estate.
«E infatti abbiamo rotto. Anzi, abbiamo rotto anche sul tema della giustizia».
Sulla prescrizione?
«Sulle manette agli evasori e tutto il resto. Compresa una cultura del sospetto e del linciaggio che ha avvelenato il Paese».
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