Si muove la procura militare: c’è un fascicolo sulla casa alla Trenta
Non un passo indietro. Elisabetta Trenta non intende lasciare l’appartamento in centro a Roma che le è stato assegnato quando era alla Difesa per il primo governo Conte.
Lì dice di viverci molto bene. Perché ha “necessità di parlare con le persone in maniera riservata” e la metratura dell’alloggio le è sufficiente per permetterle questa “vita di relazioni e di incontri” che ha intrapreso dopo essere stata ministro. Per starci, come rivela lei stessa a Radio Capital, paga un affitto di 540 euro al mese. Il punto è che, obbligata dal regolamento ad andarsene tre mesi dopo la fine dell’incarico, ha trovato una sorta di escamotage per non fare gli scatoloni. Tanto che la procura militare ha già aperto un fascicolo per far luce su quanto accaduto.
Nelle interviste che rilascia a destra e a manca, la Trenta assicura a tutti quanti di aver il diritto di rimanere in quella casa (guarda la gallery). Anche a Di Maio, che ieri le ha chiesto spiegazioni, ha ripetuto lo stesso copione. E cioè che, essendo il marito ufficiale dell’Esercito con il grado di maggiore e svolgendo attualmente un incarico di prima fascia per cui è previsto una casa del medesimo livello di quella assegnata a lei, “per evitare ulteriori aggravi economici sull’amministrazione”, a cui competono le spese di trasloco, è stato riassegnato loro lo stesso appartamento. I grillini, che la hanno portata al ministero e la hanno sempre sostenuta anche quando era entrata in conflitto sia con Matteo Salvini sia con i vertici militari, non hanno creduto a questa ricostruzione e la hanno scaricata chiedendole di lasciare la casa immediatamente. Anche la procura militare della Capitale sembra poco convinta sulla procedura seguita e, come spiega l’agenzia Adnkronos, ha aperto un fascicolo a modello 45. Al momento non ci sono indagati né ipotesi di reato. “Si tratta di un’indagine meramente conoscitiva per compiere i dovuti accertamenti sul caso”, spiegano fonti della procura militare.
E, mentre la magistratura fa il suo corso, anche le opposizioni si muovono per sapere chi altro era a conoscenza del fatto che la Trenta vivesse ancora in quell’appartamento. Di Maio ha subito detto che lui non ne sapeva nulla. Ma Giorgia Meloni ha subito insinuato il dubbio sui suoi stessi compagni di partito. “Mi domando se in quell’appartamento che l’ex ministro reputa indispensabile ‘per poter ricevere persone in massima riservatezza’, la signora Trenta abbia mai incontrato anche quegli esponenti grilllini che oggi le puntano il dito contro”, si è chiesta la leader di Fratelli d’Italia. D’altra parte è nel dna dei Cinque Stelle essere spregiudicati col mercato immobiliare. Già in passato il movimento si erano distinti per i casi dell’affitto della casa di Rocco Casalini pagato coi soldi pubblici destinati al movimento e gli alloggi popolari assegnati alla madre di Paola Taverna e al senatore Emanuele Dessì. Quest’ultimo, però, ci ha tenuto a sottolineare che lo scandalo che ha travolto la Trenta è diverso dal suo. “Anche io ho una vita di relazioni – ha ironizzato – ma vivo in 50 metri quadrati con altre quattro persone”. Quel che è certo è che tra tutti quanti fanno il possibile per scontarsi l’affitto di casa. Il palazzo dove abita l’ex ministro Trenta
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