Dal taglio dei vitalizi alla difesa dei privilegi
Casa dolce casa, soprattutto se a basso affitto o addirittura gratis, come nel caso di Elisabetta Trenta.
L’ex ministra della Difesa grillina, mancata spiona (fu bocciata all’esame per diventare una 007) non vuole lasciare l’abitazione che le era stata assegnata – su sua richiesta – quando diventò ministro nel giugno 2018. E già qui non si capisce a che titolo un ministro non debba pagare l’affitto come tutti i comuni mortali. Ma quello della Trenta non è un caso isolato nella galassia grillina che si è fatta casta alla velocità della luce. Ai 5 Stelle i privilegi piacciono, eccome. Fico, eletto presidente della Camera, il primo giorno andò al lavoro in bus ma oggi scorrazza in auto blu e vive blindato nello sfarzo di Montecitorio. Di Maio idem, ha mollato la Panda con cui andò a giurare la prima volta al Quirinale in garage e si sposta in lungo e in largo per il Paese a spese nostre.
Altro che tagliare i vitalizi, questi i privilegi se li tengono ben stretti. Zitti zitti, la maggior parte di loro ha anche smesso di versare una parte del grasso stipendio in un fondo per l’aiuto alle piccole imprese. Questi grillini in realtà sono bramosi di soldi e possiamo capirli: se non fossero entrati in politica non ne avrebbero mai visti, e avuti, tanti, in vita loro. Ma non solo. Negli ultimi giorni abbiamo documentato come nella loro grande generosità si preoccupino anche del benessere di amici a parenti, piazzati con stipendi importanti in ogni ministero che riescono ad occupare con un aggravio di spesa pubblica non indifferente.
Se questo è il «nuovo», aridatece il «vecchio»: la musica non cambia, ma almeno ci risparmiamo il ritornello su «onestà» e «moralità». La Trenta è il prototipo del grillino perfetto: incapace (al ministero i generali hanno festeggiato quando è stata fatta fuori), affascinata da soldi e privilegi, ma soprattutto ipocrita. Alla mancata spia consigliamo di togliere le tende il più presto possibile da quella casa, e lasci perdere spiegazioni burocratiche che abbiamo già sentito ai tempi di Affittopoli da Massimo D’Alema sulla sua casa a canone di favore. Traslochi, signora ex ministra, e possibilmente paghi lei la fattura dei facchini, che di soldi ne ha guadagnati a sufficienza da ministra. O in subordine, mandi il conto alla Casaleggio.
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