Contro la Trenta i sindacati dei militari: 4.000 in lista d’attesa, servono anni per avere un alloggio
Sono necessari anni e anni per ottenere un alloggio militare di servizio come quello che hanno avuto l’ex-ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e il marito, il maggiore dell’Esercito, Claudio Passarelli. E ci sono 4.000 persone in attesa. Una lista lunghissima di gente. Che ora vorrebbe capire come ha fatto l’ex-ministra grillina ad occupare quel secondo piano di rappresentanza a San Giovanni. Un appartamento prestigioso. In una zona centralissima e di pregio. Che la Trenta non vuole lasciare. Perché, dice, le occorre per coltivare le sue relazioni in completa riservatezza.
Una spiegazione che sta facendo infuriare non solo i militari ma, anche, la comunità grillina. Che non perdona alla Trenta quello che considera, a torto o a ragione, un atteggiamento da Prima Repubblica.
Quegli alloggi sono destinati, in realtà, ai militari trasferiti, per servizio, lontano da casa. E vengono chiesti dagli uomini in stellette all’amministrazione di appartenenza.
Solo i militari dell’Esercito in attesa dell’assegnazione di un’abitazione sono poco più di 3.000, un terzo dei quali a Roma.
La cifra aumenta fino a 4.000 se si guarda alle richieste pervenute dalle tre forze armate: Esercito, Aeronautica, Marina.
L’esigenza, insomma, è superiore alla disponibilità.
Di qui l’interrogativo di come abbia fatto la Trenta ad ottenere quell’appartamento di grande prestigio che fa gola a molti.
Non solo. La questione si complica poi sulla base delle risorse economiche disponibili delle singole amministrazioni. Tanto che anche immobili liberi non possono essere affidati a causa dei problemi di restauro e manutenzione. Insomma mancano i soldi per avviare le ristrutturazioni.
Chi paga, allora, i lavori? I militari sarebbero anche disponibili ad anticipare i costi. Ma chi si prende la responsabilità della sicurezza dei lavori effettuati?
E, quindi, tra gli alloggi vuoti e da ristrutturare e quelli ancora occupati da militari in pensione la situazione rimane pesante.
Tanto che il Sindacato Libera Rappresentanza Militare si è fatto carico di raccogliere dati per avere il quadro della situazione.
«Soprattutto a Roma esiste una situazione difficile, i tempi di attesa sono lunghissimi, si parla addirittura di anni. Tanto da pensare a un disegno di legge che regolarizzi la situazione. Abbiamo colleghi graduati, che sono la base dell’Esercito Italiano – spiega all’Adnkronos Girolamo Foti – che arrivano con difficoltà alla fine del mese eppure non riescono ad avere un alloggio dall’amministrazione».
Secondo il “Dossier Alloggi 2019” realizzato dalla Libera Rappresentanza Militare, negli ultimi anni si è verificata una contrazione degli alloggi concessi al personale in quanto «molti alloggi non sono stati manutenzionati/verificati. Oppure perché altri non sono stati liberati a causa della permanenza sine titulo degli inquilini».
Per questo migliaia di militari, «specialmente quelli con carico di famiglia, sono costretti al pendolarismo. Uno stile di vita sacrificante ma necessario a garantire la loro presenza presso le famiglie per la cura della prole e per adempiere ai doveri coniugali».
Con buona pace della Trenta.
Che, ora, potrebbe dover spiegare alla Corte dei Conti e alla Procura Militare come stanno le cose. Come ha ottenuto quell’appartamento di prestigio. E il motivo per cui non lo ha ancora lasciato.