Zingaretti rilancia lo ius soli. Ira del M5s, rissa in maggioranza
Ci riprovano con la cittadianza facile agli immigrati. È il loro chiodo fisso. La batosta delle ultime politiche non gli ha insegnato granché e così ecco Nicola Zingaretti tornare a mettere in agenda lo ius soli o tutt’al più lo ius culturae.
Lo fa dalla convention del Partito democratico a Bologna, mentre il governo giallorosso affonda nella crisi dell’Ilva e nei conti una manovra economica profondamente segnata da nuove tasse e pesanti tagli. Per foderare l’elettorato più intransigente, anche in vista delle elezioni regionali in Emilia Romagna che danno il centrodestra in vantaggio di qualche punto, i dem sono tornati a soffiare sui temi cari ai talebani dell’accoglienza: l’abolizione della legge Bossi-Fini, la cancellazione dei decreti Sicurezza voluti da Matteo Salvini e, soprattutto, la riforma della cittadinanza italiana. Una deriva di sinistra estrema che non piace nemmeno ai Cinque Stelle. Che ora sembrano non poterne più dell’alleato: “C’è mezzo paese sott’acqua e uno pensa allo ius soli? Siamo sconcertati”.
Il Pd vira (pericolosamente) a sinistra
Dopo le ultime batoste elettorali, Nicola Zingaretti e compagni sono tornati a premere l’acceleratore sui temi più cari alla sinistra radicale. Non che questa linea li abbia premiati al termine dell’ultima legislatura. Gli italiani hanno già bocciato sia lo ius soli sia la politica dell’accoglienza indiscriminata. Eppure eccoli di nuovo rimettere sul tavolo li stessi temi. In mattina è stato l’ex ministro Maurizio Martina ad aprire la questione tracciando i prossimi passi del Partito democratico in parlamento. “Non chiamateli decreti sicurezza”, ha tuonato alla convention di Bologna. “Sono decreti Salvini e vanno superati”, ha poi scandito proponendo sia di abolire la legge Bossi-Fini, che regola i flussi di ingresso in Italia, e di superare i due decreti Sicurezza che, su impulso del leader del Carroccio, sono stati approvati per combattere l’immigrazione clandestina e chiudere i porti alle ong straniere. “La prima norma per rendere sicura l’Italia è regolarizzare quelle persone – ha, infine, concluso – è una questione identitaria per il partito”. Come se questo non bastasse ci ha pensato Zingaretti a metterci sopra il carico da novanta tornando a parlare di cittadinanza facile agli immigrati. “Per noi – ha detto – è una scelta di campo”. Già nei prossimi giorni i gruppi parlamentari del Pd chiedereanno che vengano messi in agenda sia lo ius culturae sia lo ius soli.
La rissa nella maggioranza
La fuga in avanti di Zingaretti non ha fatto certo piacere ai Cinque Stelle che, pur avendo proposto lo ius soli nel 2013, recentemente ha cambiato idea sulla riforma della cittadinanza italiana. Già lo scorso settembre Dario Franceschini e Luigi Di Maio erano venuti a ferri corti sull’argomento. Non deve dunque stupire se oggi, quando i dem sono tornati a proporre la stessa ricetta, i grillini sono trasecolati. Nel giro di poche ore hanno, infatti, fatto trapelare sulle agenzie una forte irritazione. “C’è mezzo paese sott’acqua e uno pensa allo ius soli? Siamo sconcertati”, hanno detto ai microfoni dell’Agi fonti pentastellate. “Preoccupiamoci delle famiglie in difficoltà, del lavoro, delle imprese – hanno continuato – pensiamo al Paese, già abbiamo avuto uno che per un anno e mezzo ha fatto solo campagna elettorale… noi vogliamo pensare a lavorare”. In realtà più il governo giallorosso si occupa di lavoro più fa danni. Ne sanno qualcosa a Taranto dove il governo ha fatto scappare l’ArcelorMittal mandando in fumo 10.700 posti di lavoro e l’1,4% del pil. E ne sanno qualcosa anche le famiglie più povere che, come dimostrato da un recente report della Caritas, sono sfavorite proprio da quel reddito di cittadinanza che le avrebbe dovute aiutare. Sicuramente riproporre lo ius soli, per i dem, è una sorta di arma di distrazione di massa: cercano di ricompattare il proprio elettorato, spostando l’attenzione dai disastri sui dossier economici.
Il Carroccio è pronto a fare le barricate
Dopo l’annuncio di Zingaretti, Salvini ha fatto subito sapere che non permetterà che in parlamento passino certe misure. “Siamo pronti a dare battaglia, dentro e fuori il Parlamento”, ha promesso l’ex ministro dell’Interno che non intende opporsi soltanto alla cittadinanza facile ma che farà di tutto affinché i giallorossi non smontino i decreti Sicurezza. Già nella scorsa legislatura Roberto Calderoli ha fermato lo ius soli seppellendolo sotto una valanga di emendamenti. “E sono pronto a rifarlo ora”, ha promesso oggi il vice presidente del Senato. “Una misura che non serve a niente a chi non ha raggiunto i 18 anni, perché l’unica differenza, tra chi la ha la cittadinanza e chi non ha la ha, in termini di diritti è solo il voto, il diritto elettorale attivo e passivo, per il resto non cambia nulla”. A meno che, come ipotizzato anche dal leghista, la riforma non venga abbinata all’abbassamento del diritto di voto a 16 anni. “In questo modo – è l’ipotesi – il Pd avrebbe qualche centinaia di migliaia di nuovi elettori”.
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