Così Salvini si è preso il luogo simbolo dell’Emilia rossa
Matteo Salvini si prende il PalaDozza. Nella serata di ieri, venerdì 15 novembre, il leader della Lega ha tenuto un comizio per lanciare la candidatura di Lucia Borgonzoni.
Non sono mancate le polemiche: gli antagonisti sono andati all’attacco per cercare di zittire l’ex ministro dell’Interno, obbligando la polizia a ricorrere all’utilizzo degli idranti contro il lancio di bottiglie e fumogeni. Ma il dato più importante è che un luogo simbolo della sinistra sia diventato completamente verde, almeno per una serata: “Il PalaDozza è stato teatro ideale per una sinistra che era capace di mobilitare le masse. Salvini lo sa bene, la scelta fa parte della sua strategia di sfidarla nei luoghi simbolo, come ha fatto a Roma in Piazza San Giovanni“. A sostenerlo è il politologo Gianfranco Pasquino, intervistato da Il Giorno.
“Bologna è cambiata”
Si tratta di una zona emblematicamente rossa non solo per la dedica a Giuseppe Dozza, sindaco comunista che fece costruire la struttura nel 1956: “Quella sinistra che aveva voglia di coinvolgere il pubblico trovò nel palazzo dello sport un contenitore ideale: è una struttura accogliente, si vede bene in ogni ordine di posto e si può essere vicinissimi all’oratore”. Il professore emerito dell’Alma Mater ha raccontato di avere dei bei ricordi: “Partecipai al Convegno europeo contro la repressione del settembre 1977, poi ho sicuramente assistito a un comizio di Berlinguer”. Ma il suo primo flashback è di tipo sportivo: “In piazza Azzarita vidi la finale di Coppa dei Campioni di basket, vinta dalla Simmenthal Milano contro lo Slavia Praga”. Era da poco arrivato a Bologna per frequentare la Johns Hopkins: “Il cestista Bill Bradley, stella di quella squadra, è diventato poi un senatore democratico”.
Il luogo è passato dal pugno studentesco e operaio (’68 e ’77), dall’incoronamento di Berlinguer come segretario del Pci (1969), dall’avvio della campagna dell’Ulivo del ’96 di Prodi al Vaffa-day del Movimento 5 Stelle (2007) per arrivare ora a Salvini, che – stando a quanto appreso da un sondaggio segreto in possesso de ilGiornale – avrebbe i numeri per prendersi l’Emilia-Romagna: “C’è il desiderio di riuscire a sconfiggere il Pci prima, poi i Ds, e adesso quel che ne rimane nel Pd, a casa loro. Il PalaDozza ha una sua importanza simbolica, ma è Bologna che storicamente è il centro della sinistra di governo. La sfida del 26 gennaio ha un rilievo nazionale, molto più di quella dell’Umbria”.
Perciò è lecito domandarsi se Bologna sia ancora una città di sinistra: “Negli ultimi 20 anni è mancata una vera riflessione su cosa è stata la città e cosa doveva diventare. Bologna è cambiata molto, la tradizione del Pci non è stata rivisitata e la sinistra è frammentata, neppure così convinta delle sue magnifiche sorti e progressive”. Pasquino infine ha concluso facendo notare: “Del resto, i capannelli di persone che discutono di politica, oggi li vede ancora in città? Io no. Vedo rassegnazione e una certa incapacità del Pd di mobilitare le energie”.
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