I commissari straordinari costano cari ma aprono voragini nei conti pubblici
Da Alitalia all’Ilva, la politica senza idee e soluzioni industriali per la gestione delle grandi crisi aziendali si affida in automatico ai commissari.
Mettere un’azienda in amministrazione straordinaria è diventato lo sport nazionale del governo per non decidere e procrastinare all’infinito le sorti di migliaia di dipendenti e di settori in difficoltà. Ma tutto questo ha un costo che cresce tanto più si protrae il periodo commissariale. «Mettendo insieme la gestione 2018-2019 di Alitalia e l’amministrazione straordinaria Ilva, dal dopo Riva ad Arcelor Mittal, il conto conservativo che grava sui conti dello Stato è di 4,7 miliardi di euro» dice al Giornale Andrea Giuricin, esperto di infrastrutture e trasporti, spiegando attraverso questa stima quanto oggi possa essere rischioso (a livello industriale e per le casse dello Stato) il ritorno dei commissari all’Ilva.
Partendo da Alitalia, è stato preso in considerazione solo l’ultimo biennio della gestione straordinaria, escludendo quella Fantozzi del 2008, perché allora la perdita di 3 miliardi non fu causata dal commissariamento, ma l’esito del fallimento che divise Alitalia tra bad e new company. «Lo scopo dell’analisi – spiega Giuricin – è invece quello di fare i conti in tasca alla politica che usa il commissariamento come alibi per non decidere. Un gioco molto pericoloso poiché è dimostrato che l’azienda si indebolisce e perde competitività arrivando poi alla eventuale trattativa per la vendita in una posizione negoziale sfavorevole».
Il caso Alitalia insegna. Oggi Lufthansa è tornata a orbitare intorno all’ex compagnia di bandiera, ma con il coltello dalla parte del manico (chiede meno aerei e 6mila esuberi), mentre un anno fa (quando è stata respinto al mittente) aveva messo sul piatto condizioni più favorevoli e l’azienda stessa aveva perdite più contenute: «Nel periodo commissariale – spiega Giuricin – si stima una perdita di 540 milioni per il 2018 e di oltre 550 milioni per il 2019; aggiungendo i 200 milioni persi da maggio 2017, il conto sale a 1,2 miliardi. Quanto all’Ilva, i bilanci parlano di 3,5 miliardi nel periodo commissariale 2013-2017». Che cosa accadrebbe dunque a Taranto con il ritorno in amministrazione straordinaria è presto detto. Con l’aggravio rappresentato dal rischio di non continuare a produrre. «Se il settore aereo è florido e quindi Alitalia si muove, seppur in crisi, in un contesto economicamente positivo – dice ancora l’analista – il mercato dell’acciaio è in forte crisi e Ilva senza una gestione industriale corretta potrebbe anche chiudere». E al conto salato della gestione straordinaria si aggiungerebbe la cassa integrazione per tutti i dipendenti: intorno a 1 miliardo. E il paradosso è che con questi numeri, gli emolumenti dei commissari, che valgono qualche decina di milioni, sembrano pesare relativamente.
Tema delicato, quello della via commissariale, anche per il Mose, opera nata per salvaguardare la Laguna di Venezia dalle grande maree. Nelle ore delle tragiche vicende che hanno causato danni e due morti, è un altro esempio di epilogo negativo. I commissari sono arrivati a fine 2014, i lavori non sono ancora conclusi e dovrebbero completarsi nel 2021: il costo complessivo dell’opera, secondo le previsioni del Bilancio 2018 del Consorzio Venezia Nuova, è stato calcolato in 5,49 miliardi.
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