A Centocelle in scena solo l’ultima delle balle antifasciste di una sinistra con l’odio nelle viscere
Chi sanzionerà l’antifascismo pallonaro con profumo di odio, dopo l’ennesima balla made in Centocelle? Ci hanno raccontato per giorni di un quartiere assaltato da estremisti neri. Ma la polizia dà la caccia a uno che di nero ha probabilmente solo la pelle, un tunisino. La Pecora elettrica e l’altro locale presi di mira a suon di incendi non c’entrano nulla con la violenza politica e gli immancabili fascisti. Ma con lo spaccio di droga, che nel popolare quartiere romano è purtroppo fiorente. Eppure, si sono scatenati con l’indice puntato contro il nemico. Che era un altro. Razzismo alla tunisina, una nuova marca di una sinistra senza idee.
E chissà chi avrà coraggio di dirlo ad Alessia Morani, la sottosegretaria che usa la ruspa su twitter e toglie di mezzo chi gli sta antipatico. Un amico ci ha fatto leggere che cosa aveva avuto il coraggio di scrivere dopo l’incendio della libreria La Pecora Elettrica. “E c’è chi continua a dire che in Italia non abbiamo un problema di estremisti di destra sdoganati da politici senza scrupoli”, aveva tuonato sul social. Prima o poi qualcuno dovrà scrivere di viceministri nullafacenti più impegnati a scrivere sciocchezze che a lavorare per lo Stato.
Ecco chi inocula odio nella società
Ballisti di professione, potremmo dire. Sono loro a inoculare odio nella società. E volutamente non vogliamo infierire sulla fake news di Repubblica sui duecento messaggi giornalieri di minacce a Liliana Segre. A noi dà fastidio anche una sola minaccia verso di lei. Ma non c’è bisogno di fabbricarne altre, perché poi c’è chi emula i cretini.
E’ la sinistra con l’odio nelle viscere che ha bisogno di inventare. Se settanta anni dopo hanno ancora bisogno di antifascismo, ogni episodio diventa provvidenziale. Anche se non è vero. Del resto, fa indignare abbastanza anche la faccia tosta di un Pd che fa affiggere un manifesto nel trentennale del Muro di Berlino, come se non fossero loro i nipotini di chi lo volle elevare tra Berlino Est e la parte occidentale della città.
Come dimenticare, ad esempio, la cagnara sulle uova in faccia ad un’atleta di colore vicino Torino, salvo poi accorgersi che a tirargliele era stato il figlio di un consigliere comunale del Pd. O la canea antirazzista e antidestra quando un maestro elementare a Foligno mise con la faccia al muro un bimbetto di colore in classe. Si diedero alla fuga solo quando si scoprirono le simpatie rosse dell’insegnante.