I luoghi del terrore rosso che la sinistra finge di non vedere
I 100 milioni di morti del comunismo sono ricordati in tutta Europa e nel mondo fino in Cambogia martoriata dal genocidio ordito dai khmer rossi.
Non occorre andare lontano per visitare i luoghi della memoria delle atrocità comuniste. Sull’altopiano carsico, che domina Trieste, sorge la foiba di Basovizza diventata monumento nazionale nel 1992. Un ex pozzo minerario, luogo simbolo della pulizia etnica dei partigiani di Tito, che a guerra finita hanno gettato migliaia di italiani nelle cavità carsiche.
A Budapest si può visitare la «Terror Haza», la casa del terrore ricavata nell’edificio che fu sede della polizia segreta del regime comunista ungherese. E ancora prima dei nazisti e dei loro alleati locali. In Croazia, nella Dalmazia settentrionale, rimane com’era il lager di Goli Otok, l’isola Calva. Un altro terribile luogo della memoria dove venivano internati, torturati e speso uccisi i comunisti fedeli a Mosca, non in linea col maresciallo Tito. A Tirana gli albanesi hanno voluto ricordare lo spietato regime di Enver Hoxha con il «museo della sorveglianza segreta» ricavato in un edificio che era stato sede della Gestapo e poi della sicurezza dello Stato comunista. Non poteva mancare a Berlino il museo della Stasi, in una delle sedi originarie della polizia segreta della Germania Est, con tanto di celle e sistemi di ascolto e intercettazione. Varsavia non dimentica il massacro di massa degli ufficiali polacchi nelle fosse di Katyn. Fino all’arrivo di Gorbaciov studiavamo sui testi di storia al liceo, che la strage era nazista e non ordinata da Stalin.
In tutti i Paesi dell’Est che hanno aderito all’Europa unita sorgono luoghi di ricordo dei crimini del comunismo, ma le scuole non li inseriscono nei percorsi della memoria. I paesi baltici sono i primi a non dimenticare gli orrori del Novecento. A Vilnius, la capitale della Lituania, c’è il «museo delle occupazioni» ricavato nell’ex quartier generale del Kgb, ma ricorda anche la repressione nazista. In Lettonia si ricordano i crimini dei due totalitarismi nell’edificio costruito dai sovietici per il centesimo anniversario della nascita di Lenin. In Estonia hanno aperto al pubblico le celle nella prigione del Kgb.
La Russia, nonostante le stelle rosse sulle torri del Cremlino e il mausoleo di Lenin, non dimentica i milioni di morti del comunismo. A Mosca «il muro del dolore» le vittime dello stalinismo. Alla periferia della capitale, il poligono di Butovo era disseminato di fosse comuni al 1938 al 1950. Nel 1931 Stalin fece saltare in aria la maestosa cattedrale di Cristo salvatore. Il 19 agosto 2000 la cattedrale è stata riedificata com’era all’inizio e viene visitata ogni giorno dai turisti come simbolo di rinascita dai crimini di Stalin e del comunismo.
Dall’altra parte del mondo, a Phnom Penh, è impossibile dimenticare i campi della morte dei khmer rossi, che hanno sterminato tre milioni di persone. Il genocidio viene ricordato nell’ex Ufficio sicurezza S 21, la punta dell’iceberg dei lager cambogiani. Il museo è inserito dall’Unesco nell’«Elenco delle Memoria del mondo».
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