Ilva, Fico: “Lo Stato sia duro con Arcelor Mittal”. Scontro nel governo
Caos Ilva? Caos governo. La decisione di Arcelor Mittal di non perfezionare l’acquisto della principale azienda siderurgica europea ha prodotto nell’esecutivo dei contraccolpi che rischiano seriamente di mandare Conte a gambe all’aria.
Mentre il segretario nazionale della Uil, Carmelo Barbagallo, spiega che per il salvataggio dell’ex Ilva in ballo “ci sono tante proposte, ma di concreto ancora niente”, nell’esecutivo giallorosso è in atto una caccia al colpevole all’insegna del più classico degli scarica-barile. Un tutto contro tutti che fa male al Paese ancora prima che a Palazzo Chigi. Se Renzi, in un’intervista a Repubblica, evidenzia come lo scudo penale sia stato introdotto da Gentiloni e poi soppresso dal governo Conte-Salvini, prima di sollecitare il governo a fare di tutto perché Mittal “onori il contratto che ha firmato”, il Movimento 5 Stelle è più battagliero.
Lo testimoniano le parole del presidente della Camera, Roberto Fico, che invita lo Stato a essere “unito, compatto nel far valere ragioni e diritti, perché non può pensare una multinazionale di stracciare un contratto in questo modo così semplicistico. Quindi lo Stato su questo deve essere molto duro”. A costo di far saltare tutto? Ancora non si capisce. “Ma non è serio – aggiunge il deputato grillino – che un’azienda arrivi qui, faccia un contratto e dopo 12 mesi lo stracci mandando a casa 5mila persone”. Che cosa succederà? Potrebbe aprirsi l’ipotesi di una battaglia legale? “Vediamo – risponde Fico – Vedremo, di questo se ne sta occupando il governo anche in un dialogo con l’azienda. Ogni strumento – ribadisce – deve essere usato per portare a miti consigli questa azienda”, nonostante i contrasti tra i 5 Stelle sullo scudo penale.
M5S in bambola sullo scudo penale ad Arcelor Mittal
È proprio questo il bandolo della matassa. Il Movimento è spaccato tra chi lo vorrebbe reintrodurre e chi invece è contrario. Al punto da parlare apertamente di ipotesi nazionalizzazione. Lo fa il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. “Situazione inaccettabile, Arcelor Mittal è inadempiente rispetto al suo stesso piano. Nazionalizzare? Non vedo perché parlare di rischio. Credo sia stato storicamente un errore privatizzare il settore della siderurgia, che era un fiore all’occhiello e di cui oggi rimane un unico stabilimento”, ha detto a Repubblica il titolare del Mise. Facendo capire che i margini per la riapertura di una trattativa con il gruppo anglo-indiano sono davvero molto ristretti.
Decisamente più concilianti, invece, i toni adottati dal ministro della Salute, Roberto Speranza (“Bisogna fare di tutto per salvare le acciaierie, nessuna ipotesi può essere esclusa. La soluzione peggiore sarebbe la chiusura: per evitarlo, anche una partecipazione pubblica è possibile nell’interesse del Paese”) e soprattutto dal ministro delle Politiche agricole, – ed esponente di Italia Viva – Teresa Bellanova (“Il governo ha il dovere di non dare pretesti a Arcelor Mittal. Quando questo gruppo ha partecipato al bando sapeva che in Italia la norma prevedeva anche lo scudo penale che era stata richiesto dai commissari perchè non riuscivano a trovare persone che potessero lavorare laddove c’era inquinamento, perchè l’llva era ed è un impianto posto sotto sequestro giudiziario con facoltà d’uso e con il vincolo di risanare e rispettare il piano ambientale. Se tu togli quella norma, col governo precedente, quindi contratti con l’azienda e la rimetti e adesso la ritogli dai il pretesto a Mittal di coprire le sue deficienze”).
Scontro Renzi-Calenda
Parole che ricalcano quelle di Renzi che, a Repubblica, ha sottolineato come l’immunità penale sia stata abrogata dal “governo Conte-Salvini” dopo essere stata introdotta da Gentiloni. Ma l’ex premier ha risposto anche alle accuse dell’ex compagno di partito Carlo Calenda, per il quale è anche responsabilità di Italia Viva se ad Arcelor è stato tolto lo scudo penale. “Arcelor non se ne va per questo, ma per la richiesta di 5mila esuberi. Calenda fa l’avvocato difensore di Mittal, noi facciamo gli avvocati difensori dei lavoratori”. Una provocazione a cui Calenda risponde così: “Renzi, votando con la Lezzi, si è messo alla mercè di Mittal, perchè Mittal aveva un contratto che non poteva essere toccato e aveva detto a giugno, per tempo, a tutte le forze politiche, che se toglievano lo scudo se ne andavano. Ha preso il passo del M5S”. Che, a sua volta, litiga sui destini di un’industria che da sola vale l’1,4% dell’economia italiana. Dando l’idea di stare ballando sul Titanic.
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