Matolcsy: “L’euro è una trappola. Servono regole urgenti per creare via d’uscita”
L’euro è stato un errore clamoroso. Parola di Gyorgy Matolcsy, governatore della Banca centrale ungherese che ha pubblicato un editoriale di “denuncia” contro la moneta unica europea sulle colonne del Financial Times.
Il colpevole, secondo Matolcsy, è chi ha voluto creare una moneta comune europea che “alla prova dei fatti è risultata dannosa per tutti i Paesi dell’Europa” (o quasi). La richiesta del governatore – una specie di grido d’aiuto, che molto probabilmente non verrà ascoltato da Bruxelles – è creare “con urgenza” regole per consentire ai vari Stati di uscire dall’Eurozona. L’occasione migliore, suggerisce l’autore, potrebbe avvenire nel 2022 in occasione della celebrazione dei trent’anni dal trattato di Maastricht.
La “trappola” infernale
Le parole usate da Matolcsy sono gravi, quasi come a voler sottolineare una situazione di emergenza ormai prossima all’implosione. L’incipit del suo articolo è apocalittico: “È giunto il momento di cercare una via d’uscita dalla trappola dell’euro”. La moneta unica come una trappola: cioè lo stesso lessico adottato anche dai vari partiti sovranisti e populisti, finiti all’indice per aver espresso simili idee. Lascia stupiti che pensieri del genere siano usciti dalla penna di un banchiere.
“Creare una valuta comune non è stato affatto normale – ha aggiunto Matolcsy – perché quasi nessuna delle condizioni preliminari necessarie era soddisfatta”. L’idea di base, secondo il governatore ungherese, poteva anche essere interessante, ma non nei termini in cui si è evoluta. Mancano infatti numerosi pilastri per consentire il successo di una moneta comune: uno Stato comune, appunto, un bilancio “che copra almeno il 15-20% del pil totale dell’Eurozona”, ma anche un “ministro delle Finanze” e perfino un apposito ministero “per esercitare questo ruolo”.
Le cause storiche: “Tutta colpa di Francia e Germania”
Matolcsy passa poi ad analizzare le cause storiche che hanno portato all’adozione dell’euro “È stata una trappola della Francia”. Secondo l’autore, quando la Germania si stava unendo, il presidente francese Mitterrand temeva il crescente potere tedesco. Egli riteneva che sostituire il marco tedesco con una nuova moneta comune avrebbe scongiurato il sorgere di un’Europa guidata dalla Germania. Tralasciando il fatto che nel giro di qualche decennio sarebbe successo esattamente l’opposto, il cancelliere tedesco dell’epoca, Helmut Kohl, considerò la moneta unica “il prezzo da pagare per una Germania unificata”. E così, in poche parole, si lasciò convincere.
Il risultato? Una catastrofe, dal momento che per Matolcsy adesso esiste una “Germania europea” e non “un’Europa tedesca”. Tutti sono caduti nella “trappola”, perfino i tedeschi, che approfittando di un tasso di cambio debole sono diventati i più forti esportatori del continente. Berlino è cresciuta, ma a un prezzo carissimo: “I tedeschi hanno trascurato di aggiornare le proprie infrastrutture e di investire adeguatamente nei settori in espansione. Hanno mancato la rivoluzione digitale, calcolato male l’emergere della Cina e non sono riusciti a costruire aziende globali paneuropee. Allo stesso tempo, aziende come Allianz, Deutsche Bank e Bayer si sono prodotte in inutili sforzi per conquistare Wall Street e gli Stati Uniti”.
Il contesto italiano e la possibile soluzione
Allargando la questione all’Italia, la Lega è tornata a parlare della moneta unica da un’altra prospettiva. Ad esempio Alessandro Morelli, parlamentare leghista, ha ribadito ad Agorà la posizione del carroccio: “Personalmente ritengo che l’euro cadrà e quindi non sono io a voler uscire dall’euro, ma è lui a voler cacciare fuori l’Italia. Prima o poi”.
La nuova posizione della Lega combacia in un certo senso con le previsioni di Matolcsy, che ha concluso il suo editoriale scagliando due frecce velenosissime. La prima è che “la maggior parte dei Paesi europei ha avuto un andamento migliore” prima dell’avvento della moneta unica che non “dopo la sua entrata in vigore”. Con la seconda, il governatore della Banca centrale ungherese propone una soluzione: “I membri della Eurozona dovrebbero essere autorizzati a uscire dall’area valutaria, e quelli rimanenti dovrebbero costruire una valuta globale più sostenibile”
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