Nel tempio dello “sballo” Lgbt: “Uomo e donna sono idee superate, c’è solo il sesso”
Roma, la città dai mille profili. Dalle basiliche papali impermeabili al passare dei secoli alle moderne cattedrali del divertimento.
Scatole di cemento armato dove natiche fasciate in lingerie di latex si dimenano a tempo di musica. Di notte la Capitale assume fisionomie nuove. Cambia pelle, identità, sapore. Diventa sensuale e lasciva. Uno dei luoghi simbolo della trasgressione notturna è sicuramente il “Muccassassina”, la serata gay più famosa d’Italia che venerdì scorso ha inaugurato la trentesima stagione al Qube di Casal Bertone.
Il locale di via di Portonaccio 212, finito al centro delle polemiche dopo che due ragazzi in preda ai fumi dell’alcol hanno investito due buttafuori, ospita ormai da anni l’appuntamento dance di riferimento della comunità lesbica, gay, bisex, queer ed eterofriendly italiana. La parola d’ordine per gli avventori è una sola: libertà. Una libertà che si declina negli abiti succinti e stravaganti delle drag queen che si esibiscono sul palco e non solo. “È divertente perché è libero, non ci sono pregiudizi, vieni qui e ti ubriachi forte”, sintetizza un ragazzo che incontriamo all’ingresso del club. “Gira un po’ di cocaina, come in ogni locale notturno, però – assicura – questa è una delle serate più tranquille della Capitale perché la gente invece di picchiarsi fa l’amore”.
Qui non esistono tabù. La lingua comune all’umanità varia che affolla la pista da ballo è quella del corpo. Corpi che si dimenano, corpi che vengono esibiti come trofei, corpi che si abbandonano a baci saffici e palpeggiamenti. “Uomo e donna – sostiene un ragazzo sulla trentina – sono categorie superate: esiste solo il sesso”. “Questa è una casa dove ognuno può essere sé stesso, al di là di schemi e convenzioni retrograde”, ci dicono gli organizzatori che hanno preso in prestito all’opera di Verdi il nome “La Traviata” per lanciare la festa di apertura. Un gioco di parole che ribadisce l’anima trasgressiva dell’appuntamento.
Viaggio nel Muccassassina, la serata gay più trasgressiva della Capitale
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“La Traviata è il tema di apertura perché – ci spiega Diego Longobardi, direttore artistico della serata – tutte noi siamo nate libere di fare ciò che vogliamo ed esprimere quello che siamo”. “La libertà – continua – si esprime potendo approcciare a chi si vuole, baciare chi si vuole senza il timore di stare in uno Stato militare”. Varcare la soglia del locale, infatti, è una scelta di campo ben precisa. Da trent’anni il ricavato di ingressi e consumazioni serve a finanziare le attività del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, una delle principali associazioni che si occupano di diritti civili e lotta a all’omofobia, nonchè impegnate nell’organizzazione del Gay Pride.
“È per questo – dice Sebastiano Secci, presidente del circolo – che il Muccassassina è un punto fondamentale per la cultura Lgbt italiana, abbiamo ancora tante battaglie da combattere: il matrimonio per tutti e tutte, la lotta all’Hiv e alle altre malattie sessualmente trasmissibili, quella all’omotransfobia e per i diritti dei nostri figli”. Ecco perché, sebbene le porte del Muccassassina siano aperte a tutte le varianti sessuali conosciute e non, parlando di personaggi politici c’è da fare qualche distinguo. “Se fosse per me – ammette Longobardi – Salvini non lo farei entrare”. Così come in passato, ci rivela Secci, sono stati respinti alcuni esponenti di centrodestra che avrebbero cercato di intrufolarsi alla serata.
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