Quirinale, botta e risposta tra Salvini-Renzi sul nuovo presidente della Repubblica
Mancano ancora alcuni anni per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica, eppure le schermaglie politiche per il nuovo inquilino del Quirinale sono già iniziate, tanto che il tema è stato al centro del dibattito durante la formazione del governo Conte bis.
Nel libro di Bruno Vespa “Perchè l’Italia diventò fascista (e perchè il fascismo non può tornare)” in uscita il 6 novembre da Mondadori- Rai Libri, i leader Lega e Iv, Matteo Salvini e Matteo Renzi, duellano a distanza sulla possibilità che il prossimo presidente sia un esponente sovranista.
“Quando dice che questo governo deve sopravvivere fino alle prossime elezioni per il Quirinale, Renzi fa affermazioni arroganti e volgari. Oggi i poteri del capo dello Stato sono ben definiti dalla Costituzione e il presidente non può essere protagonista attivo della politica nazionale”, ha dichiarato Salvini. Per il leader della Lega, inoltre, “in linea teorica il presidente della Repubblica dovrebbe rispecchiare il sentimento del Paese. Se il sentimento prevalente è “prima gli italiani” se sovranista significa mettere “prima gli italiani” non capisco dove stia il problema nell’eleggere un presidente sovranista”. Salvini, aggiunge che se Renzi e Zingaretti pensano a Prodi come prossimo presidente della Repubblica, allora “prenderebbero in giro gli italiani…”
Il leader di Italia viva, non perde occasione di attaccare Zingaretti, Gentiloni e Calenda che volevano andare al voto con l’intenzione di perdere con un buon risultato per, poi, ricostruire un nuovo Pd. “Ma questo ragionamento si scontra con un dato di fatto. Salvini sarebbe andato a palazzo Chigi con i “pieni poteri” che aveva chiesto, con una maggioranza utile a cambiare la Costituzione e soprattutto a eleggere all’inizio del 2020 il nuovo capo dello Stato”, ha sottolineato l’ex premier.
Renzi ammette che in questo caso“non avremmo più sentito parlare di Conte e Di Maio ma la presidenza della Repubblica sarebbe stata la ciliegina sulla torta sovranista”. Secondo l’ex rottamatore la scelta era pensare ai fatti nostri o pensare all’Italia. “Per me pensare al Paese significava bloccare il diktat di Salvini. Umanamente mi è costato tanto, politicamente è stato un capolavoro”.
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