I dati che inchiodano il governo: con meno contanti è salita l’evasione fiscale
Diminuire l’uso del contante non comporta un conseguente calo dell’evasione fiscale.
Anzi, in Italia ha provocato l’effetto opposto.
La guerra intrapresa dal governo giallorosso contro chi preferisce ancora effettuare pagamenti alla vecchia maniera rischia di essere un buco nell’acqua. Come fa presente il quotidiano Libero, ci sono prove inconfutabili che potrebbero preannunciare un vero e proprio fiasco.
Intanto, è utile dare una lettura a un documento diffuso proprio dal ministero dell’Economia in allegato al Def e intitolato “Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all’evasione fiscale e contributiva – anno 2019”. In una tabella riepilogativa consultabile a pagina 11 – che si affida all’ultimo dato registrato nel 2016 – si legge che l’evasione in Italia ammonta a 109,11 miliardi di euro.
Una strategia da rivedere
Scorrendo qualche riga sotto, si nota come nel 2012 il valore del sommerso fosse di 108,11 miliardi. In poche parole, in cinque anni l’evasione è cresciuta di pochissimo, nonostante – e qui sta la sorpresa – nello stesso lasso di tempo l’allora governo a guida Pd avesse incrementato la digitalizzazione dei pagamenti. Dunque, l’assunto base che più pagamenti elettronici contribuiscono a far calare l’evasione si è rivelato essere un clamoroso buco nell’acqua.
C’è dell’altro. Alcuni dati riguardanti il periodo 2012-2016 forniti da Bankitalia mostrano che il numero pos attivi, cioè le macchinette che consentono di pagare con carte, ha subito un’impennata passando da 1,4 milioni a 2,2 milioni. Anche gli importi sono aumentati, passando da 465 milioni di operazioni effettuate tramite carta di credito nel 2012 alle 684 milioni nel 2016.
Insomma, in tutti questi anni i pagamenti elettronici si sono diffusi a macchia d’olio, ma il nero è comunque rimasto al suo posto. Per quale motivo, continuando sulla stessa strada, dovrebbe cambiare qualcosa proprio adesso?
il giornale.it