Flop reddito di cittadinanza Bruciati 482 milioni ma nessun posto di lavoro
Milano Un flop se va bene, una presa in giro più probabilmente. Il reddito di cittadinanza funziona male come sussidio e non funziona affatto come misura per il lavoro.
Eppure il governo non cambia. Anzi, il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo esulta come per un trionfo, e assicura che non si tocca, anzi. «Abbiamo ottenuto un grande risultato – dice – è una riforma epocale. Non verrà modificato». E arriveranno altri navigator.
Di epocale, per ora, c’è un fallimento su tutta la linea, che emerge anche nella parte più dinamica ed efficiente del Paese. Un fallimento annunciato a dire il vero, visto che erano stati proprio i «grillini» a spiegare che la misura avrebbe avuto un senso solo con una riforma complessiva dei centri per l’impiego. Una vera riforma non si è vista, eppure il reddito di cittadinanza è partito lo stesso, guarda caso a ridosso delle Europee (e peraltro non è servito neanche a sostenere il risultato elettorale grillino). Come previsto, un senso non ce l’ha e lo si vede bene dove il mercato del lavoro, almeno in teoria, dovrebbe funzionare meglio, come nella regione Lombardia. Il «Pirellone» aiuta a capire come sta andando: su 1,5 milioni di nuclei familiari che in Italia hanno presentato richiesta di reddito o pensione di cittadinanza, sono 982mila le domande accolte, 126mila in lavorazione e 415mila respinte o cancellate. In Lombardia restano da esaminare un migliaio di pratiche. Su 90.237 domande, i percettori risultano 60.432, e nessuno ha ancora trovato un lavoro. «In Lombardia spiega il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi – il reddito di cittadinanza viene erogato dal 1° aprile e ad oggi sono stati distribuiti oltre 482 milioni di euro a fronte di zero posti di lavoro trovati in tutta la regione. Questa è l’amara e triste realtà. Il reddito di cittadinanza si sta rivelando come un sussidio puro e semplice, senza alcun vero meccanismo per far lavorare chi attualmente non ha una occupazione (o ne ha una in nero, in moltissimi casi, come sta scoprendo la Guardia di finanza)». Non solo: «Dopo 7 mesi aggiunge Fermi – su 982mila percettori del benefit statale, solo poco più di 49mila hanno infatti attivato un patto per il lavoro», ossia l’impegno ad accettare proposta di lavoro congrua.
Il meccanismo non funziona, i buchi non si contano. Il portale dell’Anpal, per esempio, è ancora incompleto e non può incrociare domande e offerte. «Da tutta Italia – dicono dalla Regione – sono stati pubblicati solo 108mila curricula, un settimo dei beneficiari. Si attende ancora la pubblicazione da parte dell’Inps del modulo che consente al datore di lavoro di accedere all’incentivo fiscale (fino a 780 euro al mese come sgravio di contributi). Infine in Lombardia, e non solo, i navigator sono stati selezionati e assunti, hanno già ottenuto lo stipendio di 1.700 euro con 300 euro di indennità aggiuntive, ma non hanno ancora potuto prendere servizio. Dovevano cominciare a giugno, ma, come nel caso dei 18 assegnati a Como, nemmeno hanno potuto completare ancora la formazione. L’ineffabile Catalfo, intanto, annuncia 11.600 assunzioni stabili nei Centri per l’impiego. «Porteremo gli operatori da 8mila a più di 20mila», dice. Le vie dell’assistenzialismo sono infinite.
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