Agente aggredito, l’ira della polizia: “Usare l’arma? Rischiava l’indagine”
Le dinamiche sono ancora da chiarire. La caccia all’uomo è aperta. Quando un collega viene ferito, scatta involontaria la solidarietà di chi spera presto di consegnare alla giustizia chi ha spaccato la testa ad un commilitone.
Intanto, montano le polemiche. Si parla di Taser, di legittima difesa, di proporzione nella reazione. L’agente colpito alla testa da un nordafricano con un mattone avrebbe potuto estrarre l’arma e sparare? E perché non aveva ancora in dotazione la pistola elettrica?
“La gravissima aggressione avvenuta ieri a Viareggio riaccende, come benzina sul fuoco, l’ira di chi, come noi, rappresenta migliaia di poliziotti e continua, inutilmente, a lanciare allarmi che restano inascoltati”, grida Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato. Il poliziotto, 28 anni, era in borghese nel bel mezzo di un’operazione contro la droga nella Pineta di Ponente, nota zona di spaccio, quando è stato aggredito da un nordafricano. “È stato colto di sorpresa, forse alle spalle”, fanno sapere fonti di polizia.
L’effetto è drammatico. L’immigrato lo colpisce con tanta violenza da spedirlo in ospedale con la testa spaccata. Codice rosso. Trasferito d’urgenza al reparto di neurochirurgia di Livorno, viene sottoposto a un delicato intervento per ricomporre la frattura al cranio e assorbire l’emorragia cerebrale. Dopo ore di apprensione, la notizia: l’agente è fuori pericolo di vita, ma ancora in prognosi riservata. I medici attendono il decorso post operatorio nelle prime 48 ore prima di sciogliere la riserva sulle sue condizioni. “Ho incontrato sia il poliziotto che suo padre, anche lui ispettore – racconta il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro – il ragazzo è lucido e presente: stando a quanto mi hanno riferito, è questione di giorni e dovrebbe essere trasferito all’ospedale Versilia”.
Il governo, per voce del Sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, chiede “pene esemplari” per i delinquenti che si sentono “al di sopra della legge”. Certo, per un soffio non c’è scappato il morto e si tira un sospiro di sollievo. Ma i problemi restano. “Il poliziotto – attacca Mazzetti – ha dovuto soccombere alle troppe difficoltà e ai troppi ostacoli nello svolgimento di un dovere per il quale il sistema non fornisce i necessari strumenti né predispone le necessarie condizioni”. E i “necessari strumenti” non sono solo altri agenti nei commissariati “al collasso” come quello di Viareggio. È anche questione di armi.
“In questo caso il taser avrebbe permesso, senza contatti ravvicinati, di fermare l’aggressore che per poco non ha ucciso il collega”, dice Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia (Sap). Tesi ribadita anche dall’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, che chiede “nel minor tempo possibile” la “distribuzione su tutto il territorio nazionale” delle pistole elettriche alla fine del periodo di sperimentazione voluto da Salvini. “Lo straniero era armato di pietre – aggiunge Paoloni – pertanto il collega non avrebbe potuto ricorrere all’arma in dotazione, altrimenti avrebbe rischiato la contestazione di mancata proporzionalità tra difesa e offesa. Per contro, è finito in ospedale con la testa rotta”. Il paradosso della sicurezza italiana.
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