Inchiesta sulle case di riposo “Truffa milionaria”: 8 arresti
Rendicontazioni non veritiere e prestazioni assistenziali mai effettuate per ottenere indebitamente contributi pubblici.
Quelli che sarebbero stati erogati da diverse aziende sanitarie alle strutture del gruppo Sereni Orizzonti, attivo nell’assistenza per anziani autosufficienti e non, con tremila dipendenti e 80 residenze in tutto il Paese.
Ieri mattina in manette, nell’operazione della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura di Udine, è finito il noto imprenditore friulano Massimo Blasoni, fondatore del gruppo senza cariche amministrative, insieme ad altre nove persone tra dirigenti e dipendenti, di cui quattro agli arresti domiciliari. Le Fiamme gialle hanno sequestrato dieci milioni di euro, cifra pari all’ammontare di quella che secondo il pm Antonio De Nicolo e il sostituto Paola De Franceschi, è una truffa aggravata ai danni dei bilanci delle Regioni Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia.
Di fatto, si legge nell’ordinanza cautelare firmata dal gip Mariarosa Persico, «Sereni orizzonti percepiva dalle aziende sanitarie territorialmente competenti contributi erogando prestazioni diverse per qualità e quantità rispetto agli standard normativamente e contrattualmente previsti». Per farlo il Gruppo avrebbe messo in atto «artifici» e i «raggiri» come l’impiego di personale per più mansioni: per esempio gli operatori socio sanitari sarebbero stati usati anche «nei servizi di pulizia e di cucina» rendicontandoli invece come ore di assistenza agli anziani. Anche i direttori delle strutture sarebbero stati impiegati talvolta «in attività socio assistenziali malgrado l’assenza delle qualifiche. Un espediente – annota il magistrato – per evitare di assumere». Ma sarebbero stati riscontrati anche «livelli contrattuali irregolari» ed erogazione di ore di assistenza «inferiori agli standard di legge», con la conseguente «riduzione delle prestazioni per i soggetti autosufficienti». Il tutto aggravato dall’ostacolo all’attività di vigilanza mediante la «cancellazione di documenti», la «distruzione dei fogli presenza» contenenti i reali turni di lavoro svolti. Non solo, annota il gip, si faceva «figurare nella documentazione medica un livello di non auto sufficienza degli ospiti inferiore a quello reale, così da dover erogare minori servizi socio assistenziali». Insomma, migliaia di ore di assistenza rendicontate per ottenere i rimborsi ma mai erogate, con un danno anche per quegli ospiti non convenzionati con il sistema sanitario nazionale che pagavano «interamente le rette mensili per i servizi» senza averli come previsto. Le aziende sanitarie che sarebbero state maggiormente «truffate» sono quelle della provincia di Torino, dell’Emilia Romagna, di Udine e Palermo. L’aggravante, sottolinea duramente il gip, è di avere commesso il fatto «profittando condizioni di persona (età avanzata, malattia, incapacità di intendere e di volere)» incapaci di difendersi.
Il gruppo ha reagito diffondendo una nota in cui contesta tutto l’impianto accusatorio: «Il fascicolo dell’inchiesta non contiene alcuna prova documentale in relazione all’ipotesi di reato contestato e siamo certi che in sede giudiziaria verrà riconosciuta l’innocenza sia dell’azionista di riferimento Blasoni sia dei collaboratori della società. I provvedimenti giudiziari hanno colpito il vertice nonché manager e funzionari di un’azienda di primaria importanza nel suo settore, che dà lavoro a oltre 3.000 dipendenti e che fornisce servizi sanitario-assistenziali a 5.600 anziani ospitati in 80 strutture. Quanto è avvenuto non ha peraltro interrotto in alcun modo la normale attività. Abbiamo già messo a disposizione dell’autorità giudiziaria la somma sequestrata a titolo cautelativo e confermiamo che quanto è accaduto non ha in alcun modo compromesso la solidità economico-finanziaria del gruppo, che resta in grado di adempiere a tutti i suoi impegni».
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