“Ilva? No, grazie! Meglio un allevamento di cozze”
Per rilanciarla hanno proposto di chiuderla, per salvare Taranto chiesto di spegnerla. In attesa di realizzarle entrambe sono tornati al loro insuperabile classico: al posto dell’Ilva meglio un allevamento di cozze.
Attenzione, tuttavia: non si tratta dell’ennesimo sbuffo, non è il fumo dalle narici di un parlamentare del M5s, ma è la convinzione bizzarra, e di governo, di un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. A formularla, in un’intervista rilasciata ieri al Foglio, è Mario Turco, senatore pugliese eletto con il M5s, docente di Economia all’Università del Salento. Giuseppe Conte lo ha voluto a Palazzo Chigi e gli ha affidato l’importante delega alla programmazione economica e agli investimenti. Se le parole avessero un senso, Turco dovrebbe favorire nuove aperture anziché avere come missione la chiusura della più grande acciaieria d’Europa. Taranto? «Può e deve pensare al suo futuro senza vederlo legato allo stabilimento dell’ex Ilva». L’Ilva? «È stata una risorsa nei decenni passati, ma ormai è un incentivo alla paralisi della città».
Ma è l’Ilva ad avere paralizzato la città o è l’ideologia di Turco da futura paralisi? La verità è che da anni nessuna – e tra le poche grandi aziende italiane, tanto più in un settore strategico come quello della siderurgia – era stata tanto criminalizzata dalla politica, sequestrata per via giudiziaria e una comunità, in questo caso la tarantina, manipolata e costretta a dover scegliere tra il diritto alla salute e la disoccupazione come orizzonte. 20 mila dipendenti in tutto, 8 mila solo a Taranto, per l’ex ministro Carlo Calenda (artefice dell’accordo che ha portato alla guida i franco-indiani di Arcelor Mittal, poi ratificato da Di Maio), la sua chiusura significherebbe perdere un punto di Pil, rinunciare a una produzione da 6 milioni di tonnellate di acciaio. Come calcolato dallo Svimez, equivale a scavare un buco da 24 miliardi di euro che neppure un oceano di cozze permetterebbe di ricoprire. E invece l’allevamento è la soluzione auspicata da Turco: «Non c’è dubbio. Diversi settori della tradizione tarantina sono stati sacrificati» ha risposto il sottosegretario riferendosi proprio alle cozze. E se l’idea è di suo inconsistente, il momento per esternarla è a dir poco il meno adatto. Proprio tre giorni fa, i senatori M5s hanno costretto il Pd a votare la soppressione dello scudo penale per Arcelor Mittal. Non è un’immunità o un’autorizzazione a inquinare, ma solo lo scudo che i vertici della società chiedono per poter attuare il necessario piano di risanamento.
Lo chiedono al ministro Stefano Patuanelli che per oggi ha fissato al Mise un incontro insieme ai sindacati. La speranza è che Patuanelli non ascolti Turco e Beppe Grillo, altro professionista della decrescita che in passato consigliava: «Al posto dell’Ilva si potrebbe fare un parco archeologico e delle torri centri di alpinismo». Qui, ad alta quota, c’è solo la fesseria.
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