I rom di Castel Romano: “Rubiamo, ma per necessità”
Le roulotte in cui vivono sono oasi di sporcizia. I topi entrano nelle tende e il degrado regna sovrano nei loro campi adibiti a casa.
Nelle periferie delle città italiane i rom vivono indisturbati e rinchiusi nel loro “ghetto”. Per vivere rubano. Furti continui, nelle metro e per le strade grazie ai quali, i nomadi, portano a casa il bottino. Lo ammetto loro stessi.
“Noi rubiamo, ma rubiamo poco. Rubiamo per sopravvivere.” Ha gridato fiero ai microfoni di “Fuori dal Coro” Filippo, un rom di Castel Romano che ieri sera su rete quattro, al programma di Mario Giordano ha fatto vanto dei suoi sgarri alla legge. Lì, sono a centinaia i rom che vivono nelle tende stanziati ormai da anni. Il comune di Roma ha promesso di smantellare il campo entro il 2021, ma intanto la situazione è sempre più difficile.
Tra le case acquistate con i sacrifici della gente onesta, ormai da anni, i rom hanno messo in piedi decine di discariche abusive che bruciano illegalmente pneumatici distrutti, resti di batterie delle auto, motori e quant’altro per ricavarne metalli da rivendere. In primis il rame. Con quello si fanno più soldi. Fumi tossici dispersi nell’ambiente che, a tutte le ore, inondano i centri abitati mettendo a rischio la salute della popolazione.
Di chi è la colpa di questo degrado? Di noi italiani. “Siete voi che rubate con le vostre carte di credito che strisciate. Noi rubiamo perchè non abbiamo lavoro.” Ha detto irato Filippo in diretta dal suo campo. Ma, il lavoro, quello onesto, pare che la famiglia sinti non voglia farlo trovare neanche ai suoi figli.
Bambini di tutte le età vagano tra le carcasse delle automobili bruciate sgattaiolando di tanto in tanto per le vie adiacenti al campo dove offrono hashish e marijuana ai passanti. Tutto normale per i loro genitori. “Tutte le mattina i nostri figli vanno a scuola, fino alle medie – sbraita ancora la famiglia rom di Castel Romano – ma il problema è che non studiano. Nelle vostre scuole non si impara niente. E dopo non si trova lavoro.”
Così pensando Filippo e i suoi lasciano che i propri ragazzini, di 11, 13 anni diventino spacciatori ed esperti di furti seriali. Proprio nell’Italia che tanto destano. Tra le strade dove non si trova lavoro e nel paese delle scuole in cui non si impara niente. Ma ad andarsene non ci pensano nemmeno. Alla faccia dell’integrazione.
Con i soldi recuperati dai portafigli degli anziani, dalle borse delle ragazzine distratte, i rom si possono permettere anche 20 figli, che nessuno si è mai provato a togliergli. Un trattamento di favore in nome di cosa? Potrebbe spiegarlo agli italiani che non arrivano a fine mese chi giustifica tutto questo cercando di affossare il problema sotto la finta maschera della diversità culturale.
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