Studenti asini (e peggio di 10 anni fa)
Il confronto dei dati sulle competenze dei quindicenni italiani del 2009 con quelli del 2018 a quasi dieci anni di distanza è impietoso perché nulla è cambiato anzi le cose vanno peggio.
Tanto più ci si chiede a che cosa servano quindi i test di valutazione se poi i risultati, sempre più scarsi, non diventano l’occasione per individuare le criticità e affrontarle. L’ingrato compito per un triste confronto spetta alla rivista del settore Tuttoscuola che ha preso i dati del 2009 e quelli del 2018 per scoprire così che i cattivi risultati di ieri restano invariati e soprattutto che le ragioni alla base di quelle difficoltà sono ancora tutte lì sul tavolo e non è stata messa a punto una strategia per superare questo gap che ci allontana anche dai paesi europei più avanzati. Tuttoscuola analizzando i dati dell’Education and Training Monitor 2019, documento della Commissione europea, arriva alla conclusione che se nel 2009 i quindicenni italiani erano insufficienti in Lingua, Matematica e Scienze nel 2018 i quindicenni si confermano incompetenti e ben lontani dagli obiettivi di miglioramento fissati a livello europeo per il 2020.
Nel 2009 su 506mila studenti il 21 per cento, ovvero 117.600 ragazzi, era scarso in lettura; il 25 per cento, ovvero 140mila, in Matematica; il 20,6 per cento, ovvero 115.360, in Scienze.
Allora fu fissato un obiettivo: scendere entro il 2020 sotto il 15 per cento di incompetenti. Il dato numerico avrebbe dunque dovuto attestarsi intorno agli 84 mila studenti. Ma che cosa invece è accaduto in realtà? Nel 2018 su 565mila ragazzi 118.650 sono risultati incompetenti in lettura, ovvero il 21 per cento; 131.645 insufficienti in Matematica, ovvero il 23,3 per cento. Infine il dato peggiore nelle Scienze dove 131.080 ovvero il 23,2 sono risultati incompetenti in regresso rispetto al 20,6 per cento del 2009. Un quadro negativo che però non sorprende visto che già i risultati dei test Invalsi resi noti nel luglio scorso avevano destato preoccupazione per lo scarso livello di preparazione degli studenti che poi però comunque sono sempre nella stragrande maggioranza promossi sia al passaggio della terza media sia alla Maturità.
L’analisi dei dati rivela che le difficoltà iniziano nel ciclo della primaria. Già in quinta elementare insomma il profilo dell’alunno è determinato e il suo destino sembra segnato perché i bambini in difficoltà alle elementari non recuperano più lungo il percorso le carenze accumulate nella primaria. Restano chiare le differenze tra il nord e il sud dove le percentuali degli «insufficienti» sono più alte. In quinta elementare se si guarda al dato nazionale la difficoltà nella comprensione di un testo riguarda il 25 per cento degli alunni, ovvero uno su quattro. Ma ad esempio in Calabria e Sicilia le cose vanno molto peggio: uno su tre non riesce a comprendere un testo semplice. In terza media le differenze poi diventano eclatanti. Soltanto il 65 per cento degli alunni possiede le competenze richieste in Italiano e in Calabria uno su due non raggiunge il minimo. A questi dati va aggiunto quello della dispersione scolastica che interessa per l’anno 2017/2018 oltre 100mila studenti.
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