Bonafede: “Il carcere è una svolta culturale, così puniremo gli evasori”
Alfonso Bonafede è estremamente soddisfatto per l’introduzione del carcere ai grandi evasori.
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il ministro della Giustizia ha espresso tutta la sua gioia per il risultato portato a casa: “È una svolta culturale perché è uno dei tasselli della lotta all’evasione fiscale, fra i più importanti”. Agendo così i cittadini sapranno “che lo Stato fa pagare il dovuto a tutti, e ciò consentirà a tutti di pagare meno”. Quello dei grandi evasori, considerati “parassiti che camminano sulla testa dei cittadini onesti”, è un “fenomeno che non può rimanere impunito”.
Nel decreto verrà applicata la confisca di fronte alla sproporzione tra redditi dichiarati e beni posseduti sopra la soglia dei 100mila euro: “È un altro modo di recuperare le somme sottratte all’erario”. Medesimo discorso per la norma che allarga le responsabilità anche alle società: “È paradossale che paghino per tanti illeciti ma non per i più gravi reati tributari di cui si avvantaggiano”.
“Maggioranza compatta”
Il grillino ha detto che la “maggioranza è compatta” ma in realtà è evidente che abbia dovuto superare ostacoli e resistenze politiche, poste in particolar modo dalla nuova compagine di Matteo Renzi: è stata fondamentale “un’attenta interlocuzione con tutte le forze che sostengono il governo”. È dunque il risultato “di un lavoro di squadra” e perciò ha detto di non aspettarsi “né ripensamenti né trappole in Parlamento”. Il clima respirato nel vertice di maggioranza e nel Consiglio dei ministri testimonia come sia un esecutivo “in cui si discute e ci si confronta, ma che poi al momento di prendere decisioni, anche coraggiose, trova un accordo e va avanti”.
Quanto all’abolizione della prescrizione Bonafede ha precisato che gli effetti “si vedranno non prima del 2024, e riguardano una minima parte dei processi”. Si tratta di un passo in avanti poiché si intende “dimezzare i processi”, una riforma “che la Lega ha bocciato nel precedente governo”. Ha concluso dicendo che a suo giudizio “è giusto non tornare indietro sulle cose fatte e impegnarsi per farne altre”.
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