Cottarelli smaschera i giallorossi: sparito il taglio spesa
Altro che taglio alla spesa pubblica, la nuova manovra non contempla affatto la tanto sbandierata spending review, ossia quel processo che dovrebbe aiutare lo Stato a gestire in maniera più efficiente i servizi offerti ai cittadini.
L’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiano diretto da Carlo Cottarelli ha analizzato da cima a fondo il progetto di bilancio italiano e smascherato quanto annunciato in pompa magna dal governo giallorosso. A differenza di quanto dichiarato nelle scorse settimane, nella manovra non vi è infatti traccia dei tagli alla spesa pubblica promessi dall’esecutivo, se non in dosi quasi irrisorie.
La manovra per il 2020 vale complessivamente 30 miliardi, ma oltre la metà di questa somma, circa 16 miliardi, è in deficit. In poche parole, approfittando della maggiore flessibilità garantita dall’Unione Europea, l’Italia spenderà soldi che non ha, con tutte le conseguenze del caso che ricadranno sulle generazione future.
Sparisce la spending review
Come ha sottolineato Cottarelli su Repubblica.it, la manovra si basa su due pilastri portanti: deficit e nuove entrate.
Tra le coperture troviamo varie voci: la lotta all’evasione fiscale vale quasi 3,2 miliardi, la revisione delle tax expenditures porta in dote 200 milioni e le misure fiscali green più o meno 2 miliardi.
Poi ci sono 3 miliardi classificati come “altre maggiori entrate” non meglio definite e, infine, gli interventi di spending review. È interessante notare come questi ultimi valgano 2,7 miliardi di euro, cioè poco più dello 0,1% del Pil.
Ma le misure espansive non potrebbero mai essere sostenute da coperture simili, se appunto la manovra non fosse quasi interamente basata sul deficit.
Servono infatti più di 23 miliardi di euro per disattivare le clausole Iva, 3 miliardi (a salire, in progressione negli anni) per ridurre il cuneo fiscale sui lavoratori dipendenti, e altri 4 miliardi per misure quali la riduzione del superticket sanitario, il finanziamento del Piano Industria 4.0 e altro ancora.
Tra le considerazioni più evidenti, spiega ancora l’Osservatorio, c’è che “la manovra non apporta risorse per la crescita rispetto al 2019”, ma anche che “l’avanzo primario è ai minimi dal 2011” e che dei 14 miliardi di coperture ”soltanto il 20% arriva da minori spese, mentre il restante 80% riguarda maggiori entrate”.
il giornale.it