La retromarcia di Monti: da paladino dell’austerity a fan della patrimoniale
Da paladino dell’austerity a critico dell’Unione Europea e favorevole all’introduzione della patrimoniale.
Capita a tutti di cambiare opinione, ma la trasformazione di Mario Monti è a dir poco singolare visto e considerato che il suo governo, a cavallo tra il 2011 e il 2013, era in simbiosi proprio con i diktat delle istituzioni europee.
Pochi giorni fa, come ha riportato MicroMega, Monti ha criticato niente meno che l’attuale assetto dell’Ue, ed è perfino arrivato a puntare il dito contro il grigiore dell’austerity. Lo ha fatto in occasione della presentazione dell’ultimo libro degli economisti Emiliano Brancaccio e Giacomo Bracci, “Il discorso del potere”, e a tratti è pure sembrato convincente.
Questo palcoscenico ha consentito al senatore a vita di spiegare il suo cambiamento di vedute sull’austerity. “Non penso di aver mai usato questo termine – ha puntualizzato Monti – eppure molte persone ritengono che l’abbia praticata. È vero, il mio governo ha praticato una politica restrittiva ma in quella particolare situazione non si poteva fare altrimenti”.
Monti favorevole alla patrimoniale
La giustificazione per aver dato il via libera a provvedimenti a dir poco controversi, come la legge Fornero sulle pensioni e simili, è insomma che all’orizzonte non vi era alcuna valida alternativa per scongiurare il patatrac dell’Italia. Anzi, c’è di più, Monti ha sottolineato come avrebbe addirittura voluto fare un altro tipo di politica economica. E non sono mancate critiche all’Europa, perché l’ex premier preferiva quella “imparziale” del Trattato di Roma e non quella di Maastricht, che invece spinge per la proprietà privata a discapito del pubblico.
Monti prosegue nella sua analisi affermando che l’attuale sistema è addirittura peggiore del socialismo reale: “Questo serviva da pungolo, era funzionale al capitalismo. Con la sua caduta, il sistema capitalistico ha fatto cose molto peggiori”. Chiaro il riferimento all’egemonia della finanza e alla concentrazione di ricchezze in mano di pochi. Ma l’apice viene raggiunto quando il professore tira le orecchie alla sinistra, accusata di non essere coraggiosa abbastanza per introdurre la patrimoniale: “Mi chiedo come mai la sinistra non abbia il coraggio di agire sul terreno fiscale proponendo una sana patrimoniale, ne sarei favorevole”.
Adesso resta da capire quanti prenderanno sul serio le parole di Mario Monti.
il giornale.it