“Ipocrita o superficiale, la sinistra anti-Erdogan apre la moschea turca”

Con una mano protestano contro Erdogan che invade la Siria, con l’altra votano un Pgt che sancisce l’apertura di una moschea di Milli Gorus, sigla storicamente legata al partito del sultano turco e portatrice di un peculiare mix di integralismo e nazionalismo.

La contraddizione della sinistra non passa inosservata. «Sepolcri imbiancati», dice il presidente di Zona 4 Paolo Bassi. È l’ipocrisia, o l’avventatezza, che il centrodestra rimprovera a chi amministra la città. La deputata Federica Zanella, eletta proprio nel collegio che comprende anche via Maderna, ha presentato ieri un’interrogazione al ministro dell’Interno, l’ex prefetto di Milano Luciana Lamorgese.

Zanella ripercorre la storia del centro di Milli Gorus, che è piuttosto controversa. Cita per esempio i fatti del 2013, quando il Comune bloccò i lavori per realizzare in quell’edificio, con destinazione urbanistica produttiva, una moschea vera e propria con cupola e minareto. La querelle edilizia si è protratta e da quella vicenda sono emersi dettagli ulteriori. La deputata azzurra, per esempio, evidenzia come la costruzione della moschea sembra fosse «attribuibile a un musulmano di origine egiziana, che vive in Germania, coinvolto in diverse organizzazioni islamiche e sostenitore della Fratellanza musulmana».

Ma è soprattutto dal punto di vista «ideologico» che Milli Gorus presenta problemi, come conferma la ormai nota citazione in unl rapporto del ministero dell’interno tedesco. «Desta evidenti preoccupazioni il fatto – scrive Zanella al ministro – che la Comunità Milli Gorus risulti osservata speciale in Germania, essendo iscritta nel rapporto sulla protezione costituzionale del ministero dell’Interno tedesco, mentre in Italia è considerata come un culto da dover regolarizzare». Zanella chiede al ministro se intenda dare «opportuni chiarimenti in merito alla natura della comunità Milli Gorus».

Le moschee turche sono sotto i riflettori in tutta Europa, per la grande capacità di penetrazione e per le ambizioni di leadership che la Turchia di Erdogan esercita sul mondo musulmano. Un anno fa l’Austria ha chiuso sette moschee e espulso decine di imam dell’Atib, Unione turco-islamica. Erano accusati di aver violato la legge che vieta finanziamenti esteri alle attività religiose. In Germania l’omologa Ditib gestisce centinaia di moschee ed è spesso stata al centro di accuse e polemiche. In Italia il Ditib, identico logo, compare a Imperia, Modena, Como. E a Milano, in via Toffetti, dove un’insegna reca la scritta: «Unione turca islamica degli affari religiosi d’Italia». Siamo sempre in Zona 4, non lontani da via Maderna che adesso viene regolarizzata dal Pgt, che il Municipio ha «bocciato». «In sede di osservazioni – dice il presidente Bassi – alcune, circostanziate, hanno mosso critiche sotto il profilo urbanistico. Sono state respinte. Una delle motivazioni che ha indotto il Municipio 4 a votare contro il provvedimento. Forse Palazzo Marino, avrebbe fatto meglio ad avere maggiore prudenza». «Ci siamo opposti – spiega il presidente del Consiglio di zona Oscar Strano – con motivazioni forti e provate da studi e analisi di esperti, come Lorenzo Vidino. Eppure l’amministrazione comunale ha preferito ignorare il suggerimento che avevamo fornito: quando si tratta di rapporti così sensibili, occorre affrontare i temi con le dovute premure, valutando la qualità dell’interlocutore».

il giornale.it

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.