Sindaco diffida il Viminale: “Niente profughi, da me funziona così”

Ci prova Tiberio Businaro, sindaco del comune di Carceri in provincia di Padova, a diffondere un modello. Lui, 51 anni, al terzo mandato – nei comuni sotto i tremila abitanti si può e Carceri ne ha 1600 – ha diffidato il Viminale invitandolo a pagare il conto per eventuali danni commessi dai profughi.

E vorrebbe che anche gli altri sindaci lo facessero.

L’oggetto? La diffida a non assegnare al comune cittadini extraocomunitari, quali profughi e – o immigrati. “Si diffida – si legge nell’atto trasmesso il 10 ottobre scorso, al prefetto di Padova Renato Franceschelli per il successivo inoltro al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese – “a non assegnare al Comune di Carceri persone di origine ignota generalmente definite come “profughi” e in specie privi di originali documenti di riconoscimento”. Il ministero, continua, sarà ritenuto “direttamente responsabile per la causazione di danni a cose o persone derivanti dal comportamento dei cosiddetti profughi nonché di ogni necessaria spesa volta a prevenire ed eventualmente contenere il pericolo di contagio di malattie o l’adozione di misure utili alla pubblica sicurezza”.

“L’arrivo di queste persone – scrive – ha suscitato non poche polemiche ma soprattutto problematiche: di sfruttamento, di sostegno economico delle operazioni di tutela, di natura sanitaria e di pubblica sicurezza”. E, “e persone di cui stiamo parlando e che giungono in Italia sono ben lontane dal poter essere considerate “rifugiati”: giungendo prive di documenti, non si è in grado di conoscerne l’esatta provenienza”. Di qui la scelta di diffidare il ministero dell’Interno.

“Visti gli aumenti degli sbarchi – dice Businaro al Giornale.it – ho scritto questa diffida che non è una lettera, ma un atto giuridico. Sono ancora responsabile della sicurezza e della salute pubblica dei miei cittadini e devo attuare un principio di prevenzione. Loro hanno detto che possono gestire i profughi come vogliono, bene, facciano pure ma nel mio comune funzione così. Io rappresento la volontà dei miei cittadini, il popolo è dalla mia parte, e non vogliamo assolutamente che arrivino persone di cui non ne conosciamo la provenienza, l’identità o altro. Se domani un cosiddetto profugo violenta una donna nel mio comune, la colpa è di chi ha permesso questo. Chi tace è responsabile. Quindi ho diffidato perché per me il Governo in caso di danni è corresponsabile”.

In più “nella maggior parte dei casi – scrive Businaro – gli immigrati rifiutano l’identificazione, sottraendosi così alla possibilità di controllo sugli schedari (anche internazionali) e alla necessità di poter ottenere un documento di riconoscimento: sfuggendo al controllo rimangono per noi “ignoti”, e “potenzialmente portatori di nocumento alla salute pubblica. Il sindaco – continua – è una “autorità sanitaria locale” e deve tutelare la sicurezza e l’ordine pubblico”.

“Se poi mi arriva una famiglia che effettivamente scappa dalla guerra – ci dice Businaro – la mantengo anche, non voglio nemmeno i 35 euro, ma così, senza sapere chi siano no”. Trentacinque infatti sono gli euro dati per ogni richiedente asilo, con cui le cooperative hanno fatto soldi a palate. “Salvini – continua Businaro – era riuscito a ridimensionare i numeri degli sbarchi e quindi dei morti in mare, ma il cambio di strategia del nuovo governo ha già invertito questa tendenza tanto che nel mese di settembre sono aumentati rispetto allo stesso mese del 2018.
Infine, c’è da considerare che circa il 70% delle richieste di asilo non vengono accolte, neppure come protezione per motivi umanitari. Le procedure di richiesta comportano ingenti costi in termini di carichi di lavoro per l’apparato amministrativo e giudiziario italiano nonché investimenti di importanti risorse economiche per la gestione dei presunti rifugiati”.

“Riepilogando quindi – scrive – lo Stato Italiano sta continuando a sprecare risorse finanziarie che ben servirebbero per casi sociali e/o per persone in difficoltà utilizzandole invece solo per mantenere in Italia clandestini senza averne alcun diritto”. E poi, aggiunge: “dove vivono le decine di migliaia di richiedenti asilo che non hanno ottenuto lo status di rifugiato o protezione e soprattutto con quali risorse economiche? Vista la cronaca di tutti i giorni, nonché l’aumento del degrado delle nostre città, la diminuzione della sicurezza pubblica ed il numero dei reati compiuti da soggetti extracomunitari irregolari (come dichiarato dal capo della polizia Franco Gabrielli, il 12% della popolazione italiana è straniera e compie il 32% del totale dei reati), la risposta sembra abbastanza ovvia”.

Ci aveva provato anche il sindaco del Comune di Santa Lucia di Piave, nel trevigiano. Riccardo Szumski, infatti, con unalettera indirizzata all’allora ministero dell’Interno, datata 10 novembre 2017, aveva restituito i 5mila euro che il governo aveva destinato al Comune per i profughi. “L’amministrazione comunale – scriveva il primo cittadino – restituisce i 5.000 euro qui pervenuti come elemosina per l’accoglienza di dieci presunti profughi nella canonica parrocchiale di Sarano. Come ripetutamente comunicato da due anni a questa parte alla prefettura competente questa amministrazione non intende partecipare ad alcun programma di accoglienza stante la situazione dei tagli ai trasferimenti ai quali la nostra comunità è stata sottoposta negli anni, pur essendo virtuosa nei conti da sempre”.

il giornale.it

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