Partiti politici, ong e onlus: ecco i finanziamenti di Soros
Partiti politici, organizzazioni non governative politicizzate, onlus che favoriscono l’immigrazione e associazioni che sostengono le comunità rom. La mappatura dei finanziamenti con cui, tramite la Open Society Foundations, George Soros inonda il nostro Paese di soldi per plasmarlo a sua immagine e somiglianza, svela un progetto ben preciso che, al di là delle strenue difese dei progressisti, rischia di minare la sovranità dell’Italia.
Tra il 2017 e il 2018, stando all’inchiesta pubblicata dall’agenzia Adnkronos, si parla di oltre otto milioni e mezzo di dollari versati nelle casse di quegli enti che si prefiggono come obiettivo la creazione di una società più aperta e accogliente.
Lo squalo della Finanza
L’attività in Italia del finanziere di origine ungheresi con ambizioni filantropiche, che si ispira al filosofo Karl Popper, è storia degli ultimi 30 anni. Amico di Romano Prodi, Soros diventa celebre nel nostro Paese durante il cosiddetto “mercoledì nero” del 16 settembre 1992, quando la lira italiana e la sterlina inglese sono costrette ad uscire dal Sistema Monetario Europeo (Sme) a seguito di una speculazione finanziaria da lui condotta attraverso il fondo Quantum. Quel giorno, lo “squalo” della finanza vende lire allo scoperto comprando dollari, costringendo così la Banca d’Italia a vendere 48 miliardi di dollari di riserve per sostenere il cambio e portando la nostra moneta a una svalutazione del 30%.
Come ha dichiarato in seguito all’Huffington Post nel 2013, “gli speculatori fanno il loro lavoro, non hanno colpe. Queste semmai competono ai legislatori che permettono che le speculazioni avvengano. Gli speculatori sono solo i messaggeri di cattive notizie”. L’ex presidente del Consiglio Bettino Craxi racconta quei giorni drammatici in una rara intervista (guarda qui): “Il finanziere squalo Soros fece una colossale speculazione sulla lira, guadagnando non so quale cifra colossale. Dopo questa sua impresa, a riconoscimento, ebbe la laurea ad honoris causa dell’Università di Bologna. Grandi intrighi, grandi avventure, alle quali sono portati grandi gruppi finanziari”.
Laurea che Soros ricevette nel 1995 su indicazioni di chi? Del professor Prodi, amico personale del milionario americano. Sono passati più di vent’anni ma i “tentacoli” del magnate e della sua rete di organizzazioni filantropiche si è diramata ovunque, con il benestare della sinistra, che l’ha sempre coccolato e protetto, nonostante quel tristemente famoso “mercoledì nero”.
La politica (attiva) di Soros
La chiamano filantropia, in realtà è politica attiva. La scelta delle sigle a cui la Open Society Foundations decide di versare vagonate di euro è ben mirata. Basta scorgere la lista pubblicata dall’Adnkronos: tra i beneficiari troviamo movimenti politici come i Radicali Italiani, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), che in passato ha fatto causa a quei Comuni che avevano combattuto in prima linea l’immigrazione clandestina, e organizzazioni internazionali come Purpose Europe Limited che opera in Italia per promuovere una maggiore accoglienza. Il minimo comun denominatore dei 70 progetti finanziati nell’ultimo biennio (32 nel 2017 per un totale di 4.140.318 dollari e 38 nel 2018 per 4.387.630 dollari) è, manco a dirlo, il sostegno alle migrazioni attraverso la creazione di una società liquida senza frontiere. “Noi non finanziamo le organizzazioni che fanno salvataggio in mare”, ha spiegato in passato al Giornale.it il direttore catalano della Open Society Foundations in Europa, Jordi Vaquer (guarda il video). Open Society e l’immigrazionePubblica sul tuo sito
E, anche di fronte al fatto che una ong, l’Avaaz, sostenuta sin dalla sua fondazione da Soros, abbia donato mezzo milione di euro alla Migrant Offshore Aid Station (Moas), l’organizzazione che recuperava i disperati salpati dalle coste libiche e li portava direttamente in Italia, si è sempre schermito spiegando che questo non è abbastanza per asserire che “la fondazione appoggi l’ong in tutte le sue attività”.
Il sostegno all’immigrazione
“Ci occupiamo dei diritti dei migranti una volta che sono arrivati (nel Vecchio Continente, ndr) oppure nei Paesi di transito”, ci ha spiegato Vaquer nel 2017. Ed è per questo, per esempio, che nel 2018 la Open Society Foundations ha fatto arrivare 387.715 dollari all’Asgi che tra le altre cose ha anche pubblicato la rivista Diritto Immigrazione e Cittadinanza in collaborazione con Magistratura democratica. In un’occasione uno degli avvocati di questa associazione, Maurizio Veglio, aveva presentato il libro L’attualità del male, la Libia dei lager è verità processuale insieme alla portavoce della ong di Luca Casarini & Co., “Mediterranea Saving Humans“, Alessandra Sciurba, e alla presidente della sezione specializzata per l’immigrazione e la protezione internazionale del tribunale di Firenze, Luciana Breggia, che quest’anno si è impegnata in prima persona per smontare il decreto Sicurezza di Matteo Salvini. Non stupisce. Tutte le sigle, gli enti pubblici e privati, le ong e le onlus, che si sono visti staccare un assegno da Soros, sembrano accomunate da questa crociata a favore dei porti aperti. “L’opposto della morte delle persone in mare sono frontiere dove le persone non muoiono – è ancora Vaquer a parlare – non significa aprire le frontiere, ma vogliamo un passaggio più sicuro”.
Se si continua a spulciare il lungo elenco pubblicato dall’Adnkronos, troviamo che l’anno scorso, “per educare e favorire il dialogo con gli attori politici sui nuovi approcci all’immigrazione e alle politiche di asilo europee, a beneficio di migranti, rifugiati e società ospiti”, l’Istituto Affari Internazionali presieduto dall’ex commissario europeo Ferdinando Nelli Feroci ha ricevuto 230.192 dollari. Poca cosa rispetto al milione di dollari che, invece, è stato versato nel 2017 alla Purpose Europe Limited, un’organizzazione che il primo luglio del 2018 ha pubblicato il report Attitudes towards National Identity, Immigration and Refugees in Italy (leggi qui). Nel settore delle politiche di accoglienza e inclusione troviamo, poi, due versamenti all’Associazione 21 luglio per un totale di 170.144 dollari.
Le mani sulla politica italiana
In linea generale la Open Society Foundations spazia dai progetti per la difesa dei diritti umani all’assistenza sanitaria agli immigrati, dalle iniziative ambientaliste al monitoraggio dell’industria degli armamenti. Non deve, quindi, stupire se prima delle elezioni politiche del 2018 ha messo a dosposizione dell’Università di Urbino 25mila dollari per mappare “l’informazione politica sui media italiani”. E, sempre in quella tornata elettorale, ha staccato al partito di Emma Bonino un assegno da 298.550 dollari per “promuovere un’ampia riforma delle leggi italiane sull’immigrazione attraverso iniziative che puntino a fornire aiuto agli immigrati e avanzare il loro benessere sociale”.
Davvero curioso che la sinistra, ossessionata dagli hacker russi, dalle presunte ingerenze di Paesi stranieri (il Cremlino), non spiccichi una parola nei confronti di milioni spesi da Soros in Italia.
il giornale.it