È record di aggressioni sui bus della Capitale. Gli autisti: “Dateci il taser”
“È come andare in trincea, sai come esci ma non sai in quali condizioni tornerai e se a casa c’è qualcuno ad aspettarti è tutto più complicato”. Sembrano le parole di un reduce e invece sono quelle di un conducente Atac sulla sessantina.
Una specie di testamento spirituale, che ci affida poco prima di mettersi al volante della sua vettura. Anche stasera traghetterà decine di anime da un capo all’altro della città. Sempre ché durante il viaggio non ci siano imprevisti. La sua linea, la N11, è quella che collega il centro storico con l’estrema periferia est, e quando la si percorre bisogna tenere gli occhi aperti. Gli chiediamo se dopo la spirale di violenza del weekend appena trascorso si sente più o meno sicuro. Lui alza le spalle rassegnato.
Nella notte tra venerdì e sabato, su un bus sostitutivo della Metro C, in transito all’altezza di ponte Casilino, un passeggero di origine libanese ha cominciato a dare in escandescenze. Ha infranto e divelto tutto ciò che poteva, prima di cercare di darsi alla fuga. Il tentativo è naufragato grazie all’intervento di un passante. Un episodio analogo si ripeterà la notte successiva sull’N11, sempre nella stessa zona. Stavolta è un italiano di 29 anni a sfondare il portellone della vettura in preda ai fumi dell’alcol. Ventiquattro ore dopo, invece, a seminare il panico sul 314 è un marocchino con precedenti per rapina e resistenza a pubblico ufficiale. L’escalation di violenza ha spinto Claudio De Francesco, barricadero sindacalista della Faisa Sicel, a lanciare una provocazione: “Prima che ci scappi il morto, dateci i teaser”. Boom di aggressioni sui bus, gli autisti: “Sembra di stare in trincea”Pubblica sul tuo sito
Un’idea che descrive il grado di esasperazione e paura avvertita dagli autisti. Per comprendere le dimensioni che ha assunto il fenomeno basti pensare che dall’inizio dell’anno le aggressioni ai lavoratori di Atac e Tpl sono state 63. Dal mese di settembre, dopo che un collega era stato picchiato da un gruppo di ragazzi in via di Boccea, nei depositi Atac sono iniziati a circolare i primi volantini con scritto “difendiamoci da soli”. Cominciano anche le prime ronde, a organizzarle sono gli stessi autisti. Chi non è di turno ha iniziato a scortare i colleghi che viaggiano sulle tratte notturne più rischiose. “Un’assurdità” per De Francesco che ventila la possibilità di sospendere il servizio notturno per mancanza dei requisiti di sicurezza. “Mesi fa l’azienda aveva promesso che avrebbe organizzato dei corsi professionali per fronteggiare le situazioni di pericolo ma – denuncia il sindacalista – non se ne è più saputo più nulla”.
Sulla questione è intervenuta anche la prima cittadina, Virginia Raggi, esprimendo piena solidarietà ai conducenti: “Roma Capitale è con voi e si impegna a chiedere con forza sicurezza per i cittadini ed i propri dipendenti”. Ma la proposta di De Francesco è stata respinta al mittente dall’assessore ai Trasporti, Pietro Calabrese. “Sull’uso di questi strumenti – ha spiegato – si è aperto un dibattito e ci sono molte contrarietà anche a darli ai vigili urbani, credo sia difficile fornirli ai conducenti”. Così i conducenti sono costretti a ricorrere al fai-da-te, ma spesso le conseguenze sono irreparabili. Come insegna il caso di Federico Maruca, autista della Roma Tpl e sindacalista della Confsat Slm, che sulla linea 055 è stato aggredito da un nomade ubriaco e ha perso un occhio.
I fatti risalgono al 2017. “Armeggiava con una bottiglia di birra e andava addosso alla gente, così – racconta Maruca – mi sono allontanato dal posto di guida per cercare di farlo scendere, ma non ho avuto neppure il tempo di parlargli”. I ricordi di quel giorno sono confusi, “mi ha dato una gran botta in testa e ho cominciato a vedere tutto sfocato”. Oggi il trentatreenne non può più tornare alla guida e l’azienda sembra non volerlo ricollocare altrove. “Rischio il licenziamento perché – denuncia – non hanno riconosciuto il nesso tra infortunio e inidoneità”. Una doccia gelata per il conducente, che già in passato si era trovato a dover fronteggiare situazioni al limite. Qualche tempo prima dell’aggressione, infatti, era stato minacciato con una pistola da un uomo che pretendeva di scendere qualche decina di metri prima della fermata.
Insomma, quello dell’autista ormai è ormai un mestiere ad alto rischio. E chi è al volante non può neppure difendersi. “Se metti le mani addosso ad uno – dice il sindacalista – passi i guai anche se hai ragione e passi per razzista. Dove sta la legge?”.
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