Scoperto il bluff del Def: vietato tappare il buco con la lotta all’evasione
Tre giudizi negativi di fila su uno dei cardini della manovra, un capitolo che vale da solo la metà delle coperture necessarie a fare tornare i conti della prossima legge di Bilancio.
Tre osservatori d’eccezione, concordi nel ritenere sbagliato mettere i proventi della lotta all’evasione tra le voci in entrata di una manovra che già si muove sul filo delle regole. Non è andato bene il secondo giorno di audizioni parlamentari sulla Nadef, la nota di aggiornamento al Def. Il documento di economia e finanza è stato approvato dalla commissione Bilancio del Senato, corredato da una risoluzione di maggioranza che conferma i contenuti e mette alcuni paletti. Ad esempio, il «no» al taglio delle detrazioni sugli immobili.
Ma alle audizioni, prima Bankitalia, poi la Corte dei conti ed infine l’Upb hanno preso di mira i 7 miliardi di lotta all’evasione messa dal governo tra le voci in entrata.
Bankitalia ha messo in evidenza i problemi di misurazione. Sulla quantificazione del recupero dell’evasione, ha spiegato il vice direttore generale Luigi Federico Signorini. serve «cautela», perché «i progressi nel contrasto all’evasione fiscale richiedono tempo». Il governo pensa di indirizzare i contribuenti verso metodi di pagamenti tracciabili? Bankitalia è d’accordo (con tutte le cautele), ma «l’evolversi dei comportamenti dei contribuenti» è «graduale».
Difficile misurare a priori. Quindi, «al fine di assicurare il rispetto dell’obiettivo, è auspicabile che siano definiti momenti di monitoraggio dei conti in corso d’anno e pronti meccanismi correttivi in caso di scostamenti».
Signorini in sostanza suggerisce al governo di monitorare le entrate da lotta all’evasione ed eventualmente intervenire. Gli strumenti a disposizione sono due: le clausole di salvaguardia o manovre correttive.
La Corte dei conti mette in risalto come la Nadef indichi un «ricorso massiccio» a coperture da reperire attraverso la lotta all’evasione fiscale. Considerate le dimensioni dell’evasione fiscale, stimata tra i 90 e oltre 100 miliardi, «sicuramente i margini d’intervento ci sono». Ma il governo, a parte la guerra al contante non ha indicato altro.
Infine l’Upb. Il giudizio dell’Ufficio parlamentare di bilancio è tra i più importanti nel determinare la bocciatura o la promozione da parte della Commissione europea. Il presidente Giuseppe Pisauro ha definito «piuttosto ambizioso» l’obiettivo di ricavare sette miliardi dalla lotta all’evasione fiscale e di porli come coperture nella manovra. Soprattutto «se confrontato con i risultati tradizionalmente ottenuti su tale fronte e difficilmente conseguibile solo attraverso strumenti per favorire il conflitto d’interessi».
Le perplessità di Upb, Corte dei Conti e Banca d’Italia non potranno che riflettersi sul giudizio che la Commissione europea darà del bilancio italiano 2020. Ieri il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si sono visti per preparare l’Eurogruppo e l’Ecofin che iniziano oggi al Lussemburgo.
Gualtieri, dopo avere smentito lunedì la cancellazione degli 80 euro di Matteo Renzi e l’obbligo per i datori delle colf di fare da sostituto d’imposta, ha smentito anche il daspo per i commercialisti e infine la tassa sul contante.
Il governo sta preparando il decreto fiscale che conterrà la stretta su contante e il rafforzamento di altre misure come la fatturazione elettronica. Ma è sempre più probabile anche una stretta sulla flat tax, comprese penalizzazoni per i redditi fino a 65mila euro.
Sul fronte degli incentivi alla moneta elettronica, ieri l’Agenzia delle entrate ha annunciato che il sistema di pagamenti pagoPa sostituirà gradualmente il bollettino RAV.
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