Ecco l’ultima mossa delle ong: ora preparano il “piano sbarchi”
Il vertice in Lussemburgo è ancora in corso quando dalla Spagna arriva una nota dell’Ong Open Arms, con la quale oltre a criticare un accordo che in realtà difficilmente oggi vedrà la luce, quello cioè nato dal foglietto con cinque punti redatto a Malta, vengono lanciate alcune controproposte.
Secondo Open Arms, la quale risulta in linea con le altre organizzazioni, la fragile intesa trovata il 23 settembre a La Valletta è da riscrivere e presenta dei punti molto lacunosi: “Insieme alle altre Ong che operano nel Mediterraneo Centrale – si legge nella nota di Open Arms – Abbiamo preparato un documento che analizza l’accordo nelle sue parti più controverse e che formuli proposte per noi imprescindibili per affrontare un tema complesso come quello dei flussi migratori verso l’Europa, sia via mare che via terra”.
In poche parole, le Ong vogliono dire la propria e sedersi al tavolo decisionale da dove poi dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) uscire i documenti ufficiali in materia.
E la prima controproposta delle organizzazioni, riportata da Open Arms, riguarda i corridoi umanitari: “Siamo convinti – si legge ancora nella nota – che per porre fine al traffico di esseri umani e alle morti ad esso legate non si possa che passare da alcune scelte irrimandabili: la prima è la creazione di canali di ingresso legali o corridoi umanitari, gestiti dagli stati membri dell’Unione Europea, che assicuri a chi fugge da guerre e persecuzioni di poter trovare rifugio senza mettere ulteriormente a rischio la propria vita.”
Dunque, occorre secondo le Ong istituire un corridoio ufficiale in grado di far entrare in Europa i migranti senza la criminale intermediazione dei trafficanti. Al di là del merito della proposta, la sua attuazione ad oggi appare molto difficile visto che in sede europea è molto lontano anche un accordo sulla redistribuzione.
La seconda proposta invece, riguarda la fine di ogni accordo sulla Libia: “Si tratta di un paese in guerra – si legge nella nota di Open Arms – che non può garantire il rispetto dei diritti umani e della vita delle persone in fuga”.
Altro punto è invece la missione Sophia che, secondo le Ong, deve essere prolungata fino al 2020 e che deve “mettere in campo assetti navali oltre che aerei per affrontare in modo adeguato l’emergenza umanitaria che sta trasformando il Mediterraneo in un vero e proprio cimitero”, come è possibile leggere nella nota di Open Arms.
Proposte quindi che prendono la strada dell’ideologia spesso propagandata dalle Ong, ossia quella di un’accoglienza che riduca ai minimi termini il ruolo delle frontiere e del controllo di esse, con un’Europa che deve farsi carico tramite corridoi ufficiali delle necessità di chi preme per entrare nel vecchio continente.
Controproposte, quelle delle Ong, che rischiano di rimanere solo sulla carta nel momento in cui è la stessa proposta ufficiale in discussione in Lussemburgo ad apparire lontana dall’entrata in vigore.
Di certo, desta scalpore sotto il profilo politico la volontà delle organizzazioni che operano nel Mediterraneo centrale di sedersi al tavolo ed essere riconosciute dunque come interlocutori. Una novità che potrebbe rappresentare, sempre da un punto di vista politico, un importante precedente.
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