Insulti alla polizia: “È dissenso critico”
Milano – Accusati di resistenza, oltraggio a pubblico ufficiale e (solo uno degli imputati) di aver acceso un fumogeno durante una manifestazione non autorizzata.
E assolti in via definitiva – la Procura non ha fatto ricorso dopo che in aula aveva chiesto l’assoluzione – o «perché il fatto non costituisce reato» o «per particolare tenuità del fatto». Escono così indenni dal processo davanti alla Quarta sezione penale presieduta da Giulia Turri due studenti milanesi di 20 e 21 anni, incensurati, difesi dagli avvocati Mirko Mazzali e Guido Guella.
Il 16 ottobre 2017 una ventina di ragazzi dei collettivi studenteschi si sono è avvicinati alla sede di Assolombarda, cercando di entrare per protestare durante un convegno sull’alternanza scuola-lavoro. Gli studenti avevano striscioni e megafoni e cercando di sfondare il cordone della polizia sono entrati due volte e brevemente in contatto fisico con gli agenti, che hanno risposto con cariche di alleggerimento. La Digos ha identificato i due finiti a processo (insieme a una ragazza minorenne), ripresi anche nei filmati, intenti a capeggiare il corteo. I ragazzi assolti erano accusati, a vario titolo, di aver spintonato i poliziotti, di averli colpiti con un casco, di averli insultati con frasi come «Merde, siete tutti delle merde» e «Bastardi, fateci passare» e di aver acceso un fumogeno. Per quanto riguarda le presunte botte con il casco, ricostruisce la sentenza, nelle immagini il 20enne che lo aveva in mano lo appoggia a terra su invito di un agente: «Non vi è prova» che lo abbia usato per colpire qualcuno. In relazione invece agli spintoni, gli insulti e il fumogeno, la Corte riconosce il «contegno aggressivo» dei manifestanti verso gli agenti, che reagiscono caricando, e che i reati sono «provati». Ma aggiunge che quel comportamento non era «connotato certamente (…) dalla volontà di impedire, ostacolare gli operanti». Ancora: c’è un «mancato impiego in termini aggressivi di arnesi di cui pure gli studenti avevano la disponibilità». I reati sono «non punibili» per «particolare tenuità dell’offesa» e «non abitualità del comportamento». Le condotte sono giudicate «estemporanee», maturate «in un contesto di manifestazione del dissenso critico». Gli insulti? Per i giudici, si è trattato di «poche parole oltraggiose (di fatto due frasi), neppure connotate da gratuita volgarità e anzi qualificate nei termini impiegati da espressione di uso comune».
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