L’assassino di Giovanni Falcone chiede gli arresti domiciliari
Dopo 23 anni di carcere, Giovanni Brusca potrebbe finire di scontare la sua pena agli arresti domiciliari.
Così, l’uomo che azionò la leva che scatenò l’inferno di Capaci, lo stesso che ammazzò il giudice Rocco Chinnici e ordinò di sciogliere nell’acido il piccolo Giuseppe, figlio 13enne del pentito Santo Di Matteo, potrebbe uscire dal carcere.
Brusca, infatti, si è rivolto alla Corte di Cassazione, dopo il parere positivo della procura antimafia, per chiedere gli arresti domiciliari e oggi la prima sezione penale si riunità per decidere sul ricorso presentato dai legali dell’ex boss di Cosa Nostra.
Secondo i difensori, nell’ultimo rifiuto, risalente allo scorso marzo, il tribunale di sorveglianza di Roma non avrebbe tenuto conto delle considerazioni della procura nazionale antimafia, che aveva ritenuto possibile assegnare Brusca agli arresti domiciliari. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, infatti, per la procura, “il contributo offerto da Brusca Giovanni nel corso degli anni è stato attentamente vagliato e ripetutamente ritenuto attendibile da diversi organi giurisdizionali, sia sotto il profilo della credibilità soggettiva del collaboratore, sia sotto il profilo della attendibilità oggettiva delle singole dichiarazioni”. Inoltre, “sono stati acquisiti elementi rilevanti ai fini del ravvedimento del Brusca”.
Nonostante questo, il tribunale di sorveglianza ha continuato a negare la possibilità per l’ex boss di essere detenuto in casa, ritenendo non sufficiente il “ravvedimento esteriore” per un criminale del suo calibro. Secondo la difesa, invece, Brusca avrebbe chiesto ripetutamente perdono alle vittime.
“Rispetto le decisioni che prenderà la Cassazione, ma voglio ricordare che i magistrati si sono già espressi negativamente due volte sulla richiesta di domiciliari”, ha detto Maria Falcone, la sorella del giudice morto a Capaci, a causa della bomba innescata da Brusca. La donna ricorda che ad aprile, il tribunale aveva respinto la richiesta perché non aveva notato “un mutamento profondo e sensibile della personalità tale da indurre un diverso modo di sentire e agire in armonia con i principi accolti dal consorzio civile”. “Ricordo ancora – aggiunge – che Giovanni Brusca proprio grazie alla collaborazione con la giustizia ha potuto beneficiare di premialità importanti: oltre a evitare l’ergastolo per le decine di omicidi che ha commesso, ha usufruito di 80 permessi. Il suo passato criminale, l’efferatezza e la spietatezza delle sue condotte e il controverso percorso nel collaborare con la giustizia che ha avuto luci e ombre, come è stato sottolineato nel tempo da più autorità giudiziarie, lo rendono un personaggio ancora ambiguo e non meritevole di ulteriori benefici”.
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