Trieste, il Sap lancia l’allarme: “Noi vittime di balordi”
“Esprimiamo il nostro profondo cordoglio alla famiglia dei due colleghi uccisi questo pomeriggio a Trieste.
Siamo addolorati”. Lo dichiara Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), commentando quanto avvenuto nella questura di Trieste questo pomeriggio.
Secondo le prime ricostruzioni, due uomini, due fratelli, convocati in questura per alcuni accertamenti riguardo ad una rapina di questa mattina, avrebbero avuto una colluttazione con gli agenti che sarebbe sfociata poi in una sparatoria. Uno dei due, dopo aver chiesto di andare in bagno, avrebbe aggredito un agente ingaggiando una colluttazione con lui e sarebbe riuscito a impossessarsi della sua pistola, con la quale ha esploso dei colpi. L’uomo che ha sparato è stato arrestato, l’altro ha provato a fuggire ma è stato bloccato. Altri agenti avrebbero risposto al fuoco ferendo uno dei due. Il titolare di un locale della zona ha riferito di aver sentito spari provenienti dall’interno della questura e di aver visto pochi istanti dopo un giovane uscire di corsa dalla questura con in mano un’arma.
Quest’ultimo avrebbe provato ad aprire un’auto della polizia parcheggiata lì davanti, ma inutilmente. Subito dopo sono giunti alcuni agenti che lo hanno bloccato. Immediatamente è scattata la macchina dei soccorsi con l’arrivo di un’ambulanza. La strada è stata chiusa al transito delle auto e adesso è protetta da un cordone di sicurezza con la presenza di altri poliziotti. Uno dei due aggressori, probabilmente straniero, avrebbe sparato a bruciapelo a uno dei due poliziotti. Secondo altri testimoni un agente avrebbe urlato a uno dei due aggressori di non muoversi e di mettersi “faccia a terra”.
“Siamo continuamente vittime di balordi. Questa è l’ennesima aggressione che contiamo dal 1 giugno, ma con un tragico epilogo che ci lascia sgomenti. Abbiamo bisogno di maggiori tutele mentre siamo in strada a rendere il nostro servizio alla comunità e servono pene severe per chi attenta alla nostra vita. La consapevolezza di restare impuniti – prosegue Paoloni – alimenta condotte come questa che oggi ci porta a piangere due giovani colleghi, appena trentenni, un agente e un agente scelto, “colpevoli” di indossare una divisa. È da tempo che chiediamo a gran voce dotazioni idonee come il taser e come riconoscimento a quelli che sono i pericoli che ogni giorno fronteggiamo su strada. Non è accettabile morire così e per mano di chi non ha rispetto per la vita e della legge”.
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