Ius soli, parte l’assalto della sinistra
Sono tre le proposte di legge che arrivano nelle scorse ore in commissione affari costituzionali alla Camera e che, di fatto, avviano l’iter per arrivare, numeri permettendo ovviamente, ad una nuova norma sulla cittadinanza.
In Italia vige attualmente lo Ius Sanguinis, ossia si diventa cittadini italiani qualora almeno uno dei due genitori sia italiano. Per i cittadini di origine straniera però, sono previste delle clausole che, in base a determinati requisiti, permettono l’ottenimento della cittadinanza: dal matrimonio con un coniuge italiano, passando per il numero di anni di residenza, fino ad arrivare al compimento della maggiore età per quei soggetti nati in Italia da genitori stranieri.
Una legge, quella attuale, che già oggi permette al nostro paese di essere quello che ogni anno in Europa concede la cittadinanza al più alto numero di persone di origine straniera. Eppure, da anni si dibatte su nuove forme e nuovi requisiti in grado di superare lo Ius Sanguinis, considerato soprattutto a sinistra come un modello oramai non in linea con gli standard internazionali.
Se il “tormentone” durante la legislatura che va dal 2013 al 2018 è lo Ius soli, una norma talmente impopolare da essere riposta dentro un cassetto dallo stesso Partito Democratico, adesso si parla di Ius Culturae.
Un modo in realtà per far rientrare dalla finestra ciò che, lo scorso anno, viene nascosto fuori dalla porta dagli stessi proponenti. Per la verità di superamento dello Ius Sanguinis non c’è nemmeno l’ombra nel governo gialloverde, così come non risulta tra le tematiche maggiormente affrontate nel momento delle trattative tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico per la formazione del nuovo esecutivo giallorosso.
Ma non appena Pd e LeU tornano tra i banchi della maggioranza, subito parte un vero e proprio assalto per arrivare allo Ius Sanguinis. Dal parlamento, passando per gli ambienti del mainstream vicini alla sinistra, si torna a parlare della necessità di superamento dell’attuale norma e, soprattutto, dell’urgenza con cui arrivare alla nuova legge.
Da qui la repentina calendarizzazione in commissione affari costituzionali. Si parla, come detto, di Ius Culturae ma la proposta che al momento appare come quella principale porta la firma di Laura Boldrini. Un nome che evoca indubbiamente posizioni ben più vicine allo Ius soli. Ed in effetti il testo depositato dall’ex presidente della Camera è uno Ius soli, “mascherato” da Ius Culturae.
Con quest’ultimo termine si vorrebbe intendere un diritto alla cittadinanza che non ha come unico requisito quello di essere nati in Italia, come vorrebbe del resto lo Ius soli “duro e puro”, bensì il soddisfacimento di altri requisiti di natura culturale. Il testo di Laura Boldrini parla, come si legge sull’agenzia Agi, della possibilità di dare la cittadinanza a “chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno è regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno, al momento della nascita del figlio”. Non solo, la proposta prevede anche la cittadinanza per “chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è nato in Italia”. Il legame tra cittadinanza e suolo è ben evidente in questa parte del testo, si tratta a tutti gli effetti di uno Ius soli mitigato. È forte il contrasto con l’attuale principio dello Ius Sanguinis: di fatto, se fino ad oggi uno dei due genitori deve essere italiano, con la proposta della Boldrini per la cittadinanza basterebbe soltanto che uno dei due genitori soggiorni in Italia da almeno un anno.
Di “culturae” si parla soltanto nella seconda parte, in cui si legge che “il figlio di genitori stranieri acquista la cittadinanza italiana, a seguito di dichiarazione di volontà in tal senso espressa da un genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale, se ha frequentato un corso di istruzione primaria o secondaria di primo grado ovvero secondaria di secondo grado presso istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione”.
C’è poi anche il testo del parlamentare Pd Matteo Orfini, il quale propone invece uno Ius Culturae in senso più stretto, ossia una cittadinanza da attestare nel momento in cui il minore nato da genitori stranieri ha completato almeno un ciclo di studi nel nostro paese.
Presentati i testi, adesso partirà un vero e proprio assalto mediatico affinché il parlamento dia priorità a questa tematica. Ciò che non si è riusciti a fare nella precedente legislatura, si cercherà di farlo in questa sfruttando la maggioranza giallorossa.
Mentre i vari testi faranno il loro iter alle Camere, fuori c’è già chi parla di necessità, di civiltà e, ben presto, chi si opporrà alle proposte sopra descritte verrà descritto come razzista o come nemico dei più deboli. Un film già visto tra il 2016 ed il 2018 e che, dunque, adesso è pronto ad essere nuovamente proiettato per raggiungere lo scopo finale: far approvare, anche con una diversa dicitura, lo Ius soli.
In Parlamento si arriverà, dopo un iter che si preannuncia comunque travagliato, alla conta: il Movimento Cinque Stelle, si vocifera dal Montecitorio, potrebbe “barattare” lo Ius soli con il taglio dei parlamentari. Anche se non mancano i malumori all’interno della pattuglia grillina. Il finale del film è quindi tutto da scrivere, ma la trama è da oggi ufficialmente in corso: l’assalto per lo Ius soli è partito.
il giornale.it