Le stanze segrete di Adriano nella villa dell’ozio e del piacere
Un gorgoglio d’acqua ininterrotto, piatti straripanti di pietanze, l’ombra fresca. Davanti, le statue di marmo, il doppio ordine di colonne e soprattutto la grande vasca a forma allungata. È estate piena, la calura avvolge Roma, le sue campagne, e Tivoli, con la grande villa.
L’uomo che l’ha fatta costruire ne contempla una parte, seduto tra gli ospiti. Al centro, perché è l’imperatore. Immaginiamolo così, Adriano, in un momento riservato ed esclusivo, il banchetto nel Serapeo, l’esedra posta in fondo al Canopo, la zona d’acqua più conviviale della sua dimora, la Villa Adriana.
Siamo a Tivoli, venti chilometri da Roma. Roma che da qui si domina e da alcuni punti si può vedere in tutta la sua estensione, compresa la cupola di San Pietro, con lo sguardo che nelle giornate limpide può arrivare fino al mare. La villa non è un palazzo, ma una vera città: la parte riportata alla luce, con il palazzo imperiale, le terme, il teatro marittimo, gli alloggi per gli schiavi, le stanze di governo, le grandi vasche, si estende per oltre 60 ettari, ma anticamente ne doveva misurare quasi il doppio. Adriano, l’imperatore filosofo, l’uomo dalle mille doti e dalle altrettante inquietudini, aveva scelto questo luogo come sua casa già due anni dopo la salita all’impero, nel 121, quando iniziarono i lavori di costruzione. La Villa è equilibrio e innovazioni architettoniche con una dominante, in ogni angolo: l’acqua.
Un luogo magico dove le scoperte e le nuove visioni non hanno mai fine: da poche settimane il Canopo, ossia il luogo degli svaghi della famiglia imperiale e degli ospiti di riguardo, si può vedere all’interno del Serapeo dal punto di vista di Adriano, con i suoi occhi, dalla sua prospettiva: sono state finalmente aperte al pubblico, le stanze segrete e la grande nicchia dove presumibilmente l’imperatore pranzava e riposava, al centro, rialzata e leggermente alle spalle dei suoi ospiti. Da qui dominava il lungo specchio d’acqua di forma rettangolare e il colonnato, probabilmente arricchito da numerosi fiori. All’interno il nuovo restauro ha restituito una serie di locali, una possibile zona di riposo, e soprattutto una piccola stanza ancora più intima: il bagno imperiale, di cui si intravedono tracce di decorazioni sul soffitto, con un sistema di scarico che collegava il locale a un canale fognario. Una «toilette» identica era collocata dalla parte opposta. È presumibile che uno fosse destinato all’imperatore, l’altro alla famiglia o ai suoi ospiti.
Camminare in queste stanze pone in uno stato di contatto intimo con i tempi, le usanze e soprattutto con l’uomo che aveva pensato e voluto una reggia lontana dalla frenesia di Roma, un angulus moderno e trionfale, di cui si percepisce la grande ospitalità. Anche nelle stanze rimangono segni dello strato di preparazione dei pavimenti, con le forme delle piccole lastre in marmo applicate. Tutta la villa ha perso lo splendore dei marmi e dei suoi colori dopo la razzia di Ippolito d’Este, che nel Settecento sventrò Villa Adriana per decorare la sua Villa d’Este. E il Serapeo non fu da meno.
Al di sotto di queste stanze scorre il canale fognario. Ogni parte del Serapeo fu pensata proprio per garantire perenne acqua fresca e lo scarico dei due bagni. Fino a ora questi luoghi, portati alla luce dopo gli scavi degli anni Cinquanta, erano rimasti chiusi per motivi di sicurezza. Ora l’accesso è consentito a piccoli gruppi.
Lo spazio dei banchetti esclusivi di Adriano era una sorta di piattaforma al di sopra dello Stibadium, il «divano» semicircolare di pietra dove prendevano posto gli ospiti. Ci si arriva al termine del percorso di stanze appena aperte. Intorno al suo trono le nicchie riversavano l’acqua per alimentare la vasca dei banchetti sottostante, dove si dice potessero addirittura essere adagiati i piatti. L’imperatore si trovava quindi completamente circondato da cascatelle, sopra gli ospiti, di fronte alla grande vasca centrale del Canopo. La sua prospettiva è questa. La villa attraverso il suo sguardo, dall’esatto posto dove mangiava, conversava, forse si appisolava. E un cacciatore di genius loci non potrebbe che scegliere questa piattaforma in pietra come luogo per immaginare l’anima dell’imperatore, uno spirito mistico e amante del bello e della pace allo stesso tempo, che considerava il riposo, con lo studio, fondamentale per gestire l’attività pubblica. Se si vuole comprendere quella sorta di ascetismo edonistico che ha fatto di Adriano una delle figure più affascinanti dell’impero, camminare tra le mura, le vasche, le terme, le colonne di Tivoli è indispensabile, e l’immedesimazione da questo luogo da poco accessibile, completa.
L’area dello svago per pochi, il privé di Villa Adriana, il Canopo, si trova subito dopo le Grandi Terme, e il suo nome è arrivato dalla Historia Adriani di Elio Sparziano. Il luogo, con il suo specchio d’acqua lungo e stretto, doveva probabilmente riprodurre il canale egizio che collegava la città di Canopo, dove si trovava un importante tempo dedicato a Serapide, ad Alessandria. Guardando ora la stessa scena, ma con gli occhi di chi arriva, e non dell’imperatore, il Serapeo è la parte finale di quest’area: un padiglione a esedra, al cui centro è collocata una piccola vasca con lo stibadium per gli ospiti, dove erano probabilmente collocati dei cuscini. Ai lati dello stibadium, le stanze da poco svelate, mentre al di sopra, di nuovo all’aperto ma ombreggiato dalla grande volta del Serapeo, l’angolo di Adriano. All’esterno, un sentiero conduce alla parte alta della struttura privata dove si può vedere il complesso sistema di canali che consentivano una fornitura continua di acqua.
Anche la grande vasca centrale del Canopo con le sue statue di gusto ellenistico furono trovate attraverso uno scavo oltre sessant’anni fa. Il legame con l’Egitto per l’Imperatore viaggiatore era forte, ma in realtà in questa zona dei banchetti gusto classico e gusto esotico convivevano senza prevaricazioni. Le statue egizie, rinvenute dai gesuiti nel diciottesimo secolo, sarebbero invece appartenute a un’altra area della Villa, nella zona delle Cento Camerelle, lì dove un eccezionale ritrovamento ha consentito negli ultimi anni di individuare la possibile tomba di Antinoo, il giovane amato da Adriano. I due templi posti uno di fronte all’altro dovevano essere il tributo dell’imperatore al ragazzo morto in circostanze misteriose nel Nilo, poi deificato dallo stesso imperatore. La Villa potrebbe custodire per sempre il dolore per un amore non convenzionale.
Se la vera tomba di Adriano fu costruita a Roma, con il Mausoleo poi diventato Castel Sant’Angelo, l’animula vagula è però tutta qui, nel paradiso di Tivoli.
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