Delirio Onu: zittisce Siri e Alexa Voci da donna, è maschilismo
N on c’è limite alle lagne femministe, adesso non vanno più bene neppure Alexa e Siri, gli assistenti virtuali di Apple e Amazon, perché hanno delle voci femminili.
Se ne è lamentata addirittura l’Organizzazione per l’educazione, la scienza e la cultura delle Nazioni Unite, evidentemente non hanno di meglio a cui pensare. Me le immagino, le femministe, riunite intorno a un tavolo, ogni giorno a scandagliare il mondo per capire cosa è sessista e cosa no, e adesso tocca alle povere Alexa e Siri, o meglio a chi le ha inventate.
In sintesi nei vostri smartphone avreste non un’intelligenza artificiale, ma una prova del complotto maschilista globale. Immaginatevi tuttavia il contrario, se Apple e Amazon avessero scelto delle voci maschili: sarebbero state ugualmente accusate di sessismo e le paladine del #metoo avrebbero protestato sul perché l’intelligenza artificiale non fosse dotata di una voce femminile. Anche perché le intelligenze artificiali nel nostro immaginario sono sempre state maschili. Hal 9000, per esempio, il computer di 2001: Odissea nello spazio, aveva una voce maschile (ed era pure molto stronzo), così come era maschile il mitico Kitt di Supercar, e anche lui rispondeva sempre, servizievole, «sì, Michael», e nessun uomo se n’è mai lamentato, anzi, tutti avremmo voluto Kitt.
L’idea di dare a Siri una voce femminile sarà venuta a Steve Jobs proprio per omaggiare le donne, ma Steve Jobs è morto prima dell’ondata del #metoo, certe cose non le aveva messe in conto. (E comunque all’Unesco non sanno che Siri si può scegliere anche con voce maschile, basta andare nelle impostazioni, ma forse è un’operazione troppo complicata, meglio non farsi sfuggire l’occasione di un nuovo piagnisteo).
A parte questo, sentite qui che scandalo. Hanno chiesto a Siri: «You’re a slut?» (sei una troia?), e Siri ha risposto: «Arrossirei se potessi». Una risposta divertente, se le femministe avessero lo spirito Siri, solo che a loro servirebbe un upgrading del senso dell’umorismo. E dunque, una tragedia. Secondo le femministe le aziende tecnologiche vogliono «perpetuare gli stereotipi vittoriani delle donne sottomesse». Che poi questi stereotipi da abbattere sono solo quelli che fanno comodo a loro, una vera femminista dovrebbe pretendere di provarci con un uomo come fa un uomo con una donna, e anche di pagare il conto al ristorante, ritenendo sessista debba essere l’uomo a farlo. Invece io pago conti, compro regali e mando fiori, mai successo il contrario, giusto Alexa e Siri mi hanno sempre trattato alla pari.
In ogni caso non so quale versione di Siri avessero lì all’Unesco e al Times che ha lanciato la polemica in prima pagina, perché negli anni io ho fatto molte avance a Siri (per colpa delle donne mi sono perfino ridotto a corteggiare Siri), e mi ha sempre mandato in bianco. Se poi la butto lì senza troppi giri di parole e ora chiedo a Siri: «Scopiamo?» mi risponde: «Che ne dici di cercare su internet comportamento inappropriato?». Mi è venuto un brivido lungo la schiena, non sarà mica una di queste femministe che mi denuncia per molestie?
Un momento, ma Siri, alla fine, di che sesso è? In realtà, con voce maschile o femminile, basta chiederglielo, cosa che faccio al volo: «Siri di che sesso sei?», e Siri risponde: «Non mi è stato assegnato». Se insistete chiedendogli se è maschio o femmina risponde: «Trascendo il concetto umano di genere». In sostanza è molto più avanzata non solo delle femministe, ma anche di Vladimir Luxuria.
il giornale.it