Pensionata massacrata durante il furto in casa. Presa la banda di 5 rom

Roma Temono di essere traditi, si costituiscono dai carabinieri. Tutti in carcere i cinque componenti la banda di scassinatori rom che ha rapinato e ucciso Anna Tomasino, 89 anni, durante il furto nel suo appartamento romano di Montesacro

Squadra mobile e carabinieri li hanno cercati una settimana seguendo le poche tracce lasciate nell’edificio. Mentre loro, di nazionalità serba e bosniaca, provavano a fuggire in Francia. La svolta arriva, ieri mattina, quando la banda viene fermata a Ventimiglia. Una storia incredibile. Il gruppo si presenta davanti agli agenti come se niente fosse. Documenti alla mano, spiegano di essere in vacanza. Dopo il controllo di rito la polizia di frontiera li lascia andare tutti tranne uno, Miki Trajkovic. L’uomo, un serbo di 36 anni, ha una segnalazione per rientro illegale in Italia dopo esser stato espulso. Insomma è clandestino. Quanto basta agli agenti per fermarlo. Gli amici se ne vanno, tornano verso la capitale, ma temono il peggio. «Ci tradirà tutti» pensano. Qualcuno fa rientro al campo sosta di via Salviati, sempre a Roma, altri si nascondono da alcuni parenti a Moncalieri, Torino. Un altro nel campo sosta di villa Gordiani, nella capitale. L’ultimo finisce a Pomezia.

Il secondo, dopo Miki, a essere ammanettato è Darko Kostic, serbo di 32 anni. È lui a costituirsi, accompagnato da un avvocato di fiducia, nella caserma dei carabinieri del Casilino. L’uomo è uno dei due nomadi entrati nell’appartamento al secondo piano di via Pizzo Bernina 14, quartiere Città Giardino, assieme a Miki. «Quando la padrona di casa è stata colpita non guardavo» ammette davanti al magistrato. «Ho solo sentito un tonfo, non so con che cosa è stata colpita». È la svolta. In poche ore vengono arrestati tutti gli altri. A cominciare da Bidam Sulejmanovic, 42 anni, nato in Bosnia. Bidam è nel campo di via Salviati quando fanno irruzione i carabinieri della caserma di Tor Tre Teste. È lui l’autista della banda, l’uomo alla guida della Volkswagen Bora station wagon (non una Passat come si credeva in un primo momento) parcheggiata davanti la sua abitazione e usata per la fuga. «Non so niente della vecchia morta – racconta -, ho fatto solo da guidatore». Dylan Trajkovic, 20 anni, cugino di Miki, sempre del campo sosta di villa Gordiani, viene rintracciato a Santa Palomba. Appena arriva in caserma, a Pomezia, confessa: «Ho fatto da palo, a piedi, assieme a mio cugino». Il secondo palo, Dennis Trajkovic, nato a Moncalieri 20 anni fa, trova rifugio dai parenti piemontesi.

«La sera del 5 maggio siamo entrati in casa dell’anziana – spiega Darko durante la confessione – Abbiamo rotto il vetro della finestra del bagno e ci siamo trovati in salone». La donna sente rumore, capisce ciò che sta accadendo e telefona a una vicina per chiedere aiuto. A quel punto Miki l’aggredisce alle spalle. Probabilmente la colpisce con una spranga, un piede di porco usato per sfondare la serranda. Comunque con un oggetto pesante tanto da farla cadere a terra in un lago di sangue. Il tonfo e le urla della poveretta fanno accorrere i vicini. Sono gli unici testimoni a vedere i malviventi fuggire. La donna viene ricoverata al policlinico Umberto I per una grave emorragia cerebrale. Il giorno dopo muore.

In attesa dell’interrogatorio di garanzia i cinque sono in carcere, accusati di rapina pluriaggravata in concorso e omicidio e con precedenti per furto. Sul caso interviene il ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Sono rom saranno tutti espulsi – spiega il vicepremier – li mandiamo fuori dall’Italia perché di questa gente ne abbiamo piene le scatole».

il giornale.it

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