Milano, controllore fa scendere disabile dal treno: “Ce n’è già uno a bordo, due sono troppi”
Costretto a scendere dal treno perché sarebbe stato il secondo disabile a bordo e, a detta di un fin troppo solerte controllore di Trenord, il regolamento non lo consente: un episodio vissuto dal 45enne milanese Edoardo Lucheschi – da 18 anni disabile al cento per cento a causa di uno shock anafilattico provocato da un’allergia alimentare – che nel pomeriggio di venerdì scorso avrebbe dovuto percorrere il breve tragitto dalla stazione di Cadorna a quella di Bovisa insieme alla signora che lo assiste per andare a prendere a scuola la figlia di lei, come aveva già fatto molte altre volte.
Prima della partenza, quando l’uomo si era già sistemato in carrozza a fianco della sua accompagnatrice e con la carrozzina correttamente ripiegata in modo da non intralciare in alcun modo il passaggio, il controllore gli ha però intimato di lasciare il treno perché avrebbe dovuto segnalare la sua presenza con 48 ore d’anticipo. Sul treno, secondo il controllore, c’era già un passeggero disabile, e due non avrebbero potuto viaggiare contemporaneamente sullo stesso convoglio. “Edoardo non parla, ma bisbiglia e con gli estranei non riesce proprio a comunicare, quindi non ha potuto replicare. Si è limitato a scendere, piangendo di rabbia e di umiliazione – spiega il fratello Stanislao Lucheschi, che è avvocato e non appena venuto a sapere l’accaduto ha scritto una lettera di protesta a Trenord denunciando l’episodio – Il controllore in questione si è appellato a un regolamento che di fatto non esiste, perché sul sito di Trenord si parla della necessità di comunicare anticipatamente la presenza di un disabile solo nel caso in cui abbia bisogno di assistenza da parte del personale. Se così non fosse, sarebbe gravemente discriminatorio”.
In questo caso invece “mio fratello non aveva nessuna necessità particolare. Il viaggio in treno fino a Bovisa è per lui il momento dell’uscita da casa, una sorta di passeggiata che gli è stata preclusa. E lui non svolge chissà quante altre attività per svagarsi”. Alla mail di Lucheschi sono arrivati vari messaggi di risposta da Trenord, nella maggior parte dei quali però la compagnia si è limitata a elencare i servizi che mette in campo per rispondere alle esigenze dei viaggiatori disabili. “In una sola si sono scusati, definendosi ‘profondamente rammaricati per quanto accaduto’, annunciando un’indagine interna e proponendoci un incontro – continua Lucheschi – Non so se accetteremo perché a distanza di giorni mio fratello è ancora molto abbattuto e avvilito. Però ho preteso una risposta scritta perché un episodio del genere non si ripeta e possa diventare uno strumento di sensibilizzazione”. L’avvocato pensa soprattutto “ai disabili che non possono contare sul sostegno di qualcuno che si faccia portavoce per loro. Se accadesse ancora qualcosa di simile, non potrebbero fare altro che incassare l’umiliazione”