Fatture false e finanziamento illecito: l’indagato PD del giorno è un pesce grosso, ma grosso davvero
Michela Allegri per “il Messaggero”
Non c’è solo l’ accusa di finanziamento illecito ad appesantire le spalle del tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, indagato nella maxi inchiesta sui rapporti opachi tra l’ imprenditore Luca Parnasi – già imputato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione – e la politica. Ora, il procuratore aggiunto Paolo Ielo e le pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli ipotizzano a suo carico anche l’ emissione di fatture per operazioni inesistenti, nel filone parallelo a quello sul giro di favori e mazzette legato alla realizzazione dello stadio della Roma a Tor di Valle.
Se da un lato si aggrava la posizione del tesoriere dem, ieri il suo omologo della Lega, Giulio Centemero, indagato pure lui per finanziamento illecito in concorso con l’imprenditore romano, si sarebbe dovuto presentare in procura per chiarire la sua posizione. L’ interrogatorio, però, è saltato: Centemero, assistito dall’ avvocato Roberto Zingari, ha consegnato ai magistrati una memoria in cui specifica di essere indagato per gli stessi fatti anche a Bergamo.
LA NOTA
«Il mio assistito, pur essendo pronto a fornire ogni chiarimento, ha ritenuto opportuno non sottoporsi all’ interrogatorio – specifica l’ avvocato Zingari – atteso che per le medesime condotte sta procedendo la procura di Bergamo presso la quale è stata già depositata un’ ampia memoria difensiva. È necessario un chiarimento in merito a quale sia la procura competente».
Le accuse mosse a Centemero sono relative alla donazione di 250mila euro – alla vigilia delle ultime elezioni – da parte di Parnasi alla Più Voci, onlus considerata vicina al Carroccio. Agli atti dell’ inchiesta, le intercettazioni dell’ imprenditore e le dichiarazioni rilasciate ai pm: Parnasi avrebbe ammesso di avere trattato con Centemero sulle cifre e di avere poi delegato la questione ai suoi soci.
Una collaborazione con gli inquirenti che aveva permesso al costruttore di lasciare il carcere – era stato arrestato in giugno – e di andare ai domiciliari, per poi essere sottoposto solo all’ obbligo di firma.
LA FONDAZIONE EYU
Per quanto riguarda Bonifazi, invece, nel mirino dei pm c’ è il finanziamento da 150mila euro che il costruttore avrebbe erogato in favore della Fondazione Eyu, vicina al Pd e presieduta dal tesoriere dem. Un pagamento giustificato con l’ emissione di fattura che, per l’ accusa, sarebbe relativa a servizi mai svolti: uno studio sul rapporto tra la casa e i cittadini, nello specifico.
Quella relazione, come ipotizzano i carabinieri del Nucleo investigativo, sarebbe sproporzionata rispetto al conto saldato. Il sospetto dei magistrati è che il denaro fosse destinato al partito: la fondazione potrebbe essere stata usata come canale per fare arrivare al Pd soldi non in chiaro, circostanza sempre smentita dall’ esponente dem. Il costruttore avrebbe però ammesso che tra lui e il tesoriere, prima dell’ ultima campagna elettorale, ci sarebbero stati diversi contatti e un incontro nella sede del Pd a Sant’ Andrea delle Fratte.
I PAGAMENTI
Dal gruppo Parsitalia di Parnasi, la Fondazione avrebbe ricevuto in totale 250mila euro, in due tranche: 150mila euro più 100mila. La seconda dazione, però, sarebbe regolarmente documentata. A gestire i pagamenti, il tesoriere della fondazione, Domenico Petrolo, che, soprattutto a ridosso delle elezioni, era diventato particolarmente insistente. In un’ informativa, i carabinieri scrivono che a ridosso del 4 marzo 2018 il tesoriere di Eyu aveva chiamato i collaboratori dell’ imprenditore e aveva sollecitato «il pagamento, affermando che ciò li aiuterebbe molto, trattandosi degli ultimi giorni. Evidente è il riferimento alle vicine elezioni e alla campagna elettorale».
Mentre proseguono le indagini sui rapporti del costruttore con la politica, l’ affaire Tor di Valle arriva sul banco degli imputati. Si è già aperto il processo a carico del consulente della sindaca Virginia Raggi, Luca Lanzalone, accusato di corruzione per avere agevolato Parnasi in cambio di incarichi. Mentre per l’ imprenditore e altre 14 persone – i suoi collaboratori, politici e funzionari capitolini – è prevista l’ udienza preliminare il 2 aprile: il gup dovrà decidere se rinviarli o meno a giudizio.