“Graziato” il cardinale Pell: per gli abusi su coristi rischiava 50 anni. Gliene hanno dati 6
A poche settimane dal summit sulla pedofilia voluto da Bergoglio in Vaticano e al quale hanno partecipato tutti i presidenti delle Conferenze episcopali la Chiesa è scossa da una pesante condanna. Il cardinale George Pell, numero tre della gerarchia vaticana, è stato condannato a sei anni di carcere per aggressioni sessuale a due chierichetti nella cattedrale di Melbourne nel 1996 e 1967. L’udienza è stata trasmessa in diretta televisiva in Australia. L’uomo rischiava fino a cinquant’anni di carcere e la decisione del giudice è stata accolta con delusione dalle vittime. Uno dei due coristi abusati ha detto di non essere confortato dalla pena. Il padre della seconda vittima ha comunicato di essere deluso dalla brevità della pena che considera “inadeguata” rispetto al delitto. Secondo quanto stabilito dal giudice Peter Kidd, del tribunale della contea australiana di Victoria, l’alto prelato dovrà rimanere in carcere almeno per tre anni e otto mesi prima di poter chiedere la libertà condizionata. Vestito con un completo grigio e una camicia scura, ma senza il colletto clericale, il 77enne Pell ha ascoltato impassibile la sentenza. L’ex ministro dell’Economia del Vaticano si dice innocente e il suo avvocato ha presentato appello contro il verdetto di colpevolezza emesso in dicembre.
Cardinale Pell, la motivazione del giudice
Il cardinale Pell è stato giudicato colpevole da una giuria in dicembre di aver abusato sessualmente di due coristi di 13 anni dopo aver celebrato messa nella cattedrale e di aver aggredito sessualmente una seconda volta uno dei due minori, due mesi dopo. Pell ha sempre professato la sua innocenza e i suoi legali hanno presentato appello, che sarà udito il 5 e 6 giugno. Il giudice che ha letto per un’ora la sentenza, ha descritto gli abusi di Pell come «un attacco sessuale alle vittime sfrontato e forzato». «Gli atti erano sessualmente evidenti, entrambe le vittime erano visibilmente e udibilmente angosciate durate le molestie. Vi è stato un ulteriore livello di umiliazione che ciascuna delle tue vittime deve aver provato nel sapere che l’abuso avveniva in presenza altrui». Incriminato per pedofilia nel suo paese a metà del 2017, Pell aveva subito rassegnato le dimissioni. Ma Papa Francesco le aveva respinte decidendo di congedare il porporato dai suoi incarichi in Vaticano affinché potesse tornare in Australia e farsi processare. Pell, attualmente elettore in un eventuale conclave, è il più alto in grado nella Chiesa cattolica giudicato colpevole di pedofilia. Mai prima d’ora, infatti, un capo dicastero della Curia romana, anche se in congedo per potersi difendere nel processo, era stato condannato per abusi sessuali su minori.
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