“Se tagliate i nostri stipendi ci ammazziamo”. La protesta dei politici sul decreto “taglia stipendi” del M5S
Il taglio dei vitalizi è un argomento caldo che ha riscosso e continua a riscuotere tantissime proteste da entrambi i rami del Parlamento. L’idea è quella di ricalcolare tutti i vitalizi percepiti sulla base del sistema contributivo e se molti vedono la ‘sforbiciata’ come un decisivo un passo avanti per dire “addio alla casta”, l’onorevole Alessandra Mussolini è di avviso opposto. La nipote di Benito Mussolini è infatti una tra i più grandi oppositori della proposta di abbassare le indennità a 5000 euro e si è schierata in prima linea contro il taglio.
“È come se ci mandassero nudi per strada. Poi è ovvio che uno si ammala, prende l’influenza, si aggrava, arriva la polmonite e quindi…”, ha detto a Tommaso Labate in un’intervista al settimanale “A”. Per lei, insomma, il taglio dei vitalizi sarebbe “un’istigazione al suicidio”. E “per colpa di pochi, quelli che si sono arricchiti con la politica e i soldi sottobanco, paghiamo tutti”, ha proseguito.
“Per i cittadini soffriamo ancora poco. Vogliono vederci soffrire ancora di più. Se abbassassero i nostri stipendi a 1. 000 euro al mese, la gente ci vorrebbe veder prendere 500 euro”, ha aggiunto la Mussolini. “I membri del Parlamento ricevono un’indennità stabilita dalla legge”, recita l’articolo 61 della Costituzione italiana e spetta agli Uffici di Presidenza delle Camere il compito di determinare l’ammontare dell’indennità mensile.
Entrando nel dettaglio, i deputati hanno diritto a un’indennità lorda di 11.703 euro. Al netto sono 5.346,54 euro mensili più una diaria di 3.503,11. Impossibile dimenticare il rimborso per spese di mandato pari a 3.690 euro. A questi numeri che da sé fanno rabbrividire, si aggiungono 1.200 euro annui di rimborsi telefonici e da 3.323,70 fino a 3.995,10 euro ogni tre mesi per i trasporti.
I senatori invece ricevono un’indennità mensile lorda di 11.555 euro. Al netto la cifra è di 5.304,89 euro, più una diaria di 3.500 euro cui si aggiungono un rimborso per le spese di mandato pari a 4.180 euro e 1.650 euro al mese come rimborsi forfettari fra telefoni e trasporti. Dunque a conti fatti, i senatori guadagnano ogni mese 14.634,89 euro contro i 13.971,35 euro percepiti dai deputati.