Centri sociali minacciano di morte il leader del Family Day. Lui replica: “Non mi fate paura”
“Contro la violenza di genere e confini, abbattiamo il patriarcato, appendiamo Gandolfini”.
Recita così il sinistro striscione apparso ieri pomeriggio a Firenze, di fronte al teatro Reims, mentre all’interno si sta svolgendo la tavola rotonda “Ripartiamo dalla famiglia e dalla vita” dove, tra i principali relatori, c’è proprio il leader storico del Family Day Massimo Gandolfini.
Una minaccia impressa a caratteri cubitali, con la bomboletta spray sopra un lenzuolo, firmata da “transforcie antifasciste”. La trovata dei centri sociali fiorentini, accorsi sul posto per contestare l’iniziativa, però, non sembra esser servita a granché. “Non sono affatto intimorito – spiega Gandolfini a IlGiornale.it – anzi, queste cose mi convincono ancor di più che la battaglia che conduco sul rispetto della vita, della famiglia e sulla libertà educativa è di altissimo valore, altrimenti non scatenerebbe le ire e le intolleranze del pensiero unico”. “Chiunque ha un briciolo di buon senso – sottolinea l’organizzatore del Family Day – non può non vedere la differenza tra la nostra azione, rispettosa di tutti, e quella di chi ci osteggia”.
“Quello striscione è il miglior esempio di quanta inciviltà, violenza ideologica e intolleranza culturale si celi dietro a certe pseudo battaglie per i diritti civili”. Sono queste le parole con cui il presidente di Pro Vita, Toni Brandi, e quello di Generazione Famiglia, Jacopo Coghe, che in queste settimane stanno collaborando con Gandolfini all’organizzazione del prossimo “Congresso Mondiale delle Famiglie” di Verona, hanno condannato l’accaduto. L’appuntamento di Verona, alla luce di queste minacce, spiegano, “assume un valore ancora più importante”: quello del “diritto delle persone e delle famiglie di poter esprimere la propria opinione in un clima di rispetto”. Inoltre, gli organizzatori del WCF Verona XIII hanno rivolto un appello al mondo della politica e della cultura, affinché “risponda chiaramente a questo clima d’odio”.
A raccogliere l’invito degli attivisti pro-life, per ora, è stata solo Fratelli d’Italia. Dal suo profilo Facebook, Giorgia Meloni ha espresso solidarietà a Gandolfini per le minacce di morte subite: “Se non la pensi come loro e difendi la vita e la famiglia, allora meriti di finire appeso. Mi fate schifo”, scrive la leader di FdI. Mentre secondo Giovanni Donzelli, deputato fiorentino di FdI e relatore all’evento finito nel mirino dei contestatori, “i centri sociali andrebbero rasi al suolo”. “C’è chi non ha di meglio da fare che contestare le legittime iniziative degli altri – commenta Donzelli – ancor più spregevole è che lo si faccia invocando l’eliminazione fisica di qualcuno. Sono orgoglioso di aver partecipato all’incontro, non ci faremo intimidire nella difesa dei valori naturali, né sicuramente si farà intimorire Gandolfini”.
il giornale.it