“Sporcizia e turni massacranti” denuncia choc dei soccorritori della Croce Rossa. Lega indaga.
I dipendenti della Croce Rossa dell’area Metropolitana di Roma sono stanchi.
Il quadro denunciato è piuttosto desolante: divise sporche, ambulanze e presidi medici ripuliti alla buona, postazioni fredde buie e fatiscenti.
Un operatore che vuole restare anonimo ha raccontato a Il Giornale le condizioni in cui lavorano:
“Le turnazioni sono estenuanti e tra una chiamata e l’altra non abbiamo neppure il tempo di cambiarci le divise. “Le divise ce le laviamo da soli, nella lavatrice domestica”.
Una pratica che, come specifica lui stesso, è piuttosto rischiosa: “Il vettore di contaminazione più grave che è stato riscontrato anche da alcuni enti che gestiscono l’emergenza è proprio quello delle divise che, in queste condizioni, sono potenziali agenti infetti per fasce deboli come anziani e bambini”.
Ma i dettagli aggiunti sono persino peggiori: “Anche i mezzi non sono sterilizzati, né all’interno, né dal punto di vista dei presidi che vengono usati sul paziente. Sfido chiunque a sterilizzare un’ambulanza potenzialmente infetta con un detersivo comprato dal cinese”. E infatti la scarsa pulizia, testimoniano gli operatori, “si percepisce già dall’odore che si respira entrando nei mezzi”.
Poi conclude fornendo dettagli inquietanti sulle postazioni da cui i soccorritori partono, a partire da quella di San Pietro, già finita sotto i riflettori.
“È un loculo seminterrato di appena cinque metri quadri, senza climatizzazione, né uscite di sicurezza”. Poi c’è quella di Torre Spaccata, ricavata dai locali di un’ex officina. Le uscite di sicurezza, anche qui, sono un optional e per riscaldarsi gli operatori sono costretti ad utilizzare una stufetta. “Con tutti i rischi che ciò comporta – prosegue la nostra fonte – considerata la presenza di diverse bombole di ossigeno altamente infiammabili”. Nella postazione del Nuovo Salario, invece, “ci sono materassi dove ci appoggiamo da quindici anni che non sono mai stati igienizzati”. Ma il caso più eclatante è quello di San Basilio. Qui, da mesi, i dipendenti stazionano a bordo dell’ambulanza, in mezzo alla strada, perché “la postazione è stata chiusa dalla polizia locale in seguito ad un esposto del vicinato”. Ad indispettire il circondario è stato il ronzio di un gruppo elettrogeno che “serviva a generare corrente elettrica per ricaricare i telefoni del 118 ed i riscaldamenti”. Tutto questo è stato anche oggetto di alcune denunce all’ispettorato del lavoro che, però, non hanno sortito alcun effetto.
Ad effettuare alcuni sopralluoghi è stata la consigliera regionale della Lega Laura Corrotti, che ha puntato i riflettori sulla situazione di degrado:
“Sono andata a verificare la situazione dopo aver ricevuto le segnalazioni di alcuni dipendenti e non potevo credere ai miei occhi: sto parlando di locali derivati da ex officine e garage, senza riscaldamento, con medicinali custoditi all’interno di cartoni, bombole d’ossigeno tenute all’aperto e rifiuti infetti alla portata di chiunque”.
E la Corrotti ha persino interrogato il presidente della Regione Lazio Zingaretti, poichè da Novembre i soccorritori non percepiscono neppure lo stipendio.
Non è rimasta indifferente nemmeno la Cisl Fp Lazio, come ha spiegato Massimiliano Marzoli:
“I problemi sono molteplici, quello principale è la mancanza del pagamento delle retribuzioni ma ci sono anche una serie di dinamiche di carattere organizzativo e di problematiche rispetto a carichi e condizioni di lavoro che stiamo approfondendo”. Per cercare di sbloccare la situazione, adesso, la strada battuta dal sindacato è quella della surroga: “Per venire incontro all’emergenza salariale abbiamo chiesto ad Ares 118 di surrogarsi alla Croce Rossa nel pagamento delle retribuzioni”.
Fonte: IlGiornale