La folle causa dei migranti: “Salvini ci dia 71mila euro”
Dopo l’accusa di sequestro di persona per il ministro Salvini, ecco la richiesta di risarcimento dei danni per privazione della libertà personale degli immigrati a bordo della nave Diciotti.
Dietro l’operazione c’è lo studio legale dell’Associazione Baobab, la onlus che ha seguito i clandestini della Diciotti. La nuova fase della loro battaglia politica contro il Viminale consiste appunto in un ricorso d’urgenza al Tribunale civile di Roma in cui si chiede che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell’Interno Matteo Salvini risarciscano i 41 immigrati, tutti eritrei, tra cui anche il figlio minore di una coppia, con una cifra per ciascuno di loro compresa tra i 42mila e i 71mila euro. Dei 41 che si sono rivolti allo studio legale, 16 risultano essere nati l’1 gennaio, una data di nascita dichiarata dai clandestini in assenza di documenti, che era subito sembrata poco credibile. Secondo gli avvocati che firmano il ricorso in nome dei 41 immigrati, ricorrerebbero «tutti gli elementi costitutivi della responsabilità civile della pubblica amministrazione, con insorgente diritto, in capo ad essi, al risarcimento dei danni patiti. La palese illegittimità della condotta posta in essere dalle autorità preposte all’osservanza della normativa in materia di immigrazione, la assoluta gravità delle violazioni commesse e la lesione di diritti fondamentali, costituzionalmente tutelati e garantiti anche allo straniero, tra cui, in particolare, il diritto di libertà personale, fondano il diritto di parte ricorrente al ristoro di tutti i danni sofferti». In particolare il governo avrebbe violato gli articoli 13 della Costituzione italiana («Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria») e 5 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Il ricorso procede parallelamente anche presso la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. L’avvocato Alessandro Ferrara, che ha curato il ricorso del centro Baobab Experience, spiega che si tratta di un’azione civilistica di risarcimento danni con la quale si chiede al giudice «se la restrizione della libertà personale di quanti erano trattenuti sulla nave Diciotti sia stata conforme ai principi fondamentali dell’ordinamento giuridico nazionale, internazionale ed europeo». I giudici del tribunale civile di Roma e in seconda battuta quelli della Corte europea dei diritti dell’uomo, valuteranno quanto accaduto e, spiega Ferrara, «se la restrizione sia stata legittima o meno». L’udienza davanti al tribunale civile di Roma dovrebbe tenersi in primavera.
Immediata la replica di Salvini, dalla Sardegna dove si trova per chiudere la campagna per le regionali di domenica prossima: «Permettetemi di rispondere con una grassa risata, non prendessero in giro gli italiani, la pacchia è finita, i barconi non arrivano più, al massimo gli mandiamo un Bacio Perugina». La battuta di Salvini fa capire «come sia più competente in enogastronomia più che in giurisprudenza: deve ricordarsi che sta al Viminale e non a Masterchef» risponde Giovanna Cavallo, dell’area legale di Baobab. La richiesta di risarcimento danni da parte dei migranti è «una roba scandalosa» commenta invece la presidente di Fdi Giorgia Meloni: «Serve un blocco navale al largo delle coste della Libia perché questi barconi non devono partire più, così non c’è il problema di dove vanno e di dove vengono accolti».
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