La (nuova) sfida della Ong: ribattezza la nave e salpa verso la Libia

A picture shows the Sea-Eye rescue ship named after Alan Kurdi during its inauguration in Palma de Mallorca on February 10, 2019. – The former research vessel “Professor Albrecht Penck” was rebaptised “Alan Kurdi”, after the Syrian boy who was drowned during a ship wreck in the Mediterranean Sea. (Photo by JAIME REINA / AFP)

L’Ong torna a “sfidare” l’Italia. E lo fa rimettendo in mare la propria nave per la ricerca e il soccorso dei migranti al largo della Libia.

Sea Eye, organizzazione non governativa da tempo attiva nel Mediterraneo, ha infatti ribattezzato l’imbarcazione ed ha preso il largo.

La nave, chiamata Alan Kurdi in ricordo di Aylan, il bambino siriano che morì nel 2015 durante la traversata nell’Egeo e il cui corpo senza vita fu ritrovato su una spiaggia turca, è salpata ieri dal porto di Palma de Maiorca e ora si trova in navigazione verso le acque di fronte alla Libia.

Un augurio è arrivato anche dall’account Twitter dell’altra Ong, quella Sea Watch ancora ferma al porto di Catania dopo che la capitaneria di porto ha rilevato alcune irregolarità a bordo. “La nave Alan Kurdi di Sea Eye è salpata ieri sera verso la zona Search And Rescue – scrive l’organizzazione tedesca – È importante che laggiù ci sia qualcuno pronto a soccorrere. Il nostro equipaggio e tutta Sea Watch augura loro buona fortuna e buon vento!”. In questo momento, dunque, in mare c’è solo una imbarcazione umanitaria. “Se domani arriva un barcone nelle nostre coste non sbarca – ribadesce però oggi Matteo Salvini – Se domani arriva una Ong non sbarca, perchè in Italia non arrivano più nè gli scafisti nè le Ong”.

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